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Pressione alta: sintomi ipertensione arteriosa

La pressione alta, nota anche come ipertensione arteriosa, non è da considerare una malattia, si tratta infatti di una condizione clinica che aumenta la probabilità di sviluppare alcune patologie quali: infarto, ictus cerebrale, angina pectoris, retinopatia, insufficienza renale cronica, arteriopatie periferiche, ecc.. Secondo i dati di alcune indagini, commissionate dalla Società Italiana Ipertensione Arteriosa, circa il 33 per cento degli italiani non sa concretamente di cosa si tratti. Con questo articolo cercheremo quindi di fornire tutte le informazioni necessarie per conoscere il problema. Tali nozioni potranno essere utili per individuare un'eventuale ipertensione e, se presente, intraprendere il giusto percorso per trattarla, prevenendo così possibili danni connessi ad essa.

Prima di tutto cerchiamo di capire cosa è la pressione arteriosa. Il nostro cuore funziona come una pompa e, ad ogni sua contrazione, spinge il sangue in tutti gli organi e i tessuti del copro. Quando si parla di pressione arteriosa ci si sta riferendo a quella forza che il cuore esercita per far circolare il sangue nelle arterie e nelle vene. La pressione, misurata in millimetri di mercurio (mmHg), è caratterizzata da due numeri: il primo è la pressione sistolica mentre il secondo indica la pressione diastolica.

  • Pressione arteriosa sistolica: viene misurata nel momento in cui il cuore si contrae e il sangue viene spinto nelle arterie. In questa fase si registra il valore della pressione più alto e per questo viene anche chiamata pressione massima.
  • Pressione arteriosa diastolica: tra un battito e l'altro, tecnicamente ad ogni contrazione, il cuore si rilassa e si riempie di sangue, in questa fase si registra la pressione arteriosa più bassa (pressione minima).
Pressione arteriosa massima e minima

Anche se la pressione sistolica si potrebbe valutare manualmente sotto forma di pulsazione, è infatti possibile percepire un'onda pressoria trasmessa lungo le arterie ad ogni contrazione del cuore, per conoscere la propria situazione pressoria in maniera precisa bisogna adoperare lo sfigmomanometro a mercurio e il fonendoscopio. La pressione si misura mediante una procedura standard con un corretto utilizzo dello strumento (di solito applicato sul braccio destro). Per eseguire l'operazione si sta in posizione seduta, ma in alcuni casi si può fare anche da sdraiati, tenendo il braccio alla stessa altezza del cuore. Solitamente si eseguono almeno due letture a distanza di qualche minuto l'una dall'altra. Alcuni esperti consigliano di misurare la pressione almeno 3 volte per poi fare la media dei valori. Oltre agli strumenti già citati (di tipo analogico), in commercio si possono trovare numerosi apparecchi digitali che ci aiutano nell'operazione. Alcuni sono a bracciale mentre altri sono dei misuratori da polso, i primi sono da preferire perché sono facilmente utilizzabili anche da chi ha poca esperienza. Quelli da polso sono comunque ugualmente affidabili ma, se non utilizzati da persone esperte, potrebbero non restituire dei valori accurati. Per maggiori informazioni vi rimandiamo a due approfondimenti sull'argomento:

Le considerazioni sui valori possono variare a seconda della classificazione che si adotta. Le principali sono quelle del JNC 7 (Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation and Treatment of High Blood pressure) e del ESH/ESC (European Society of Hypertension / European Society of Cardiology). A prescindere dalla classificazione, il dato univoco riguarda i valori della pressione desiderabile che devono essere inferiori a 120 mmHg per la massima e a 80 mmHg per la minima. Tali valori sono relativi ovviamente a una situazione di riposo senza stress, non bisogna infatti dimenticare che la pressione può variare nel corso della giornata a seconda di alcune condizioni quali ad esempio: sforzo, freddo, dolore, emozioni, ecc..

Nella maggior parte dei casi, una situazione di ipertensione è conseguente ad una perdita di elasticità naturale delle pareti delle arterie di grosso calibro, diventano quindi più rigide, e ad un restringimento dei vasi sanguigni più piccoli. A causa di una maggiore pressione il cuore fatica maggiormente e, con il tempo, può aumentare di dimensione con una conseguente riduzione dell'efficienza.

Pressione massima alta

Pressione massima alta

Di solito, quando si parla di ipertensione arteriosa, ci si riferisce ad una situazione di pressione massima alta, è bene però precisare che tale diagnosi vale anche se ci si trova davanti ad una pressione minima alta. Si tratta di una condizione caratterizzata da un'elevata pressione del sangue nelle arterie determinata non solo dalla quantità di sangue pompata dal cuore ma anche dalla resistenza delle arterie al flusso sanguigno.

Nei casi in cui solo la pressione massima è aumentata, è più corretto parlare di ipertensione arteriosa sistolica. Se invece sono aumentati sia i valori della pressione minima che la massima, si è davanti ad una condizione di ipertensione sisto-diastolica. Nelle sue varie forme interessa circa un italiano su tre, in prevalenza nella fascia della popolazione adulta. Il problema è presente in ambo i sessi ma, nelle donne, è molto più frequente dopo il periodo della menopausa. Purtroppo, anche se questa condizione è molto diffusa, sono poche le persone che seguono una terapia adeguata.

Le variazioni della pressione sanguigna sono del tutto normali, questa può cambiare anche nell'arco della stessa giornata in base all'attività svolta e al ritmo circadiano. Ci sono inoltre delle variazioni in base allo stato di salute, all'età e all'elasticità delle pareti vasali. Alcune variazioni possono quindi essere di tipo fisiologico mentre altre sono patologiche e/o parafisiologiche.

Con l'avanzare dell'età ci sono ad esempio alcuni cambiamenti fisiologici nell'organismo che possono portare ad un innalzamento della pressione collegato ad una variazione nell'elasticità delle arterie. Proprio per questo motivo, in una buona percentuale di anziani è possibile rilevare una ipertensione arteriosa sistolica isolata con valori massimi molto elevati e pressione minima bassa.

Una pressione sistolica alta può essere temporanea, per esempio dopo un intenso sforzo fisico, una forte emozione, una situazione che provoca agitazione, ecc., ma anche permanente. Quest'ultima situazione è conseguente ad alcune condizioni patologiche primarie o secondarie. Si può parlare di ipertensione solo nei casi in cui si registra una pressione sistolica elevata in maniera permanete. Quando si riesce ad identificare chiaramente l'origine del problema in un organo (es. malattie renali o anomalie nell'apparato endocrino), si è di fronte ad una causa secondaria. Si tratta di una situazione che riguarda però una minoranza dei casi, intorno al 10 per cento del totale. Nella maggior parte dei casi c'è un'origine primaria (ipertensione arteriosa primaria o essenziale), in pratica non c'è nessun particolare legame con la disfunzione di uno specifico organo. In questo caso gli elevati valori pressori sono conseguenti all'alterazione di meccanismi complessi che regolano la pressione.

Per quanto riguarda l'incidenza, l'ipertensione arteriosa primaria interessa prevalentemente la popolazione anziana, quella secondaria può essere invece diagnosticata anche tra i soggetti più giovani e, a differenza della prima, è caratterizzata da valori più elevati controllabili con difficoltà anche mediante una terapia farmacologica. In alcuni casi, un valore elevato della pressione potrebbe essere conseguente all'uso, se non addirittura l'abuso, di determinate sostanze quali: spray nasali, liquirizia, cortisone, pillola anticoncezionale, droghe (quali anfetamine e cocaina), ecc.. In queste situazioni, la sospensione della sostanza riporterebbe i valori pressori entro dei valori di normalità.

Nella maggior parte dei casi, il valore della pressione arteriosa è correlato in buona parte alle abitudini che si hanno a partire dai primi anni di vita. Una dieta particolarmente ricca di sale e carente di frutta e verdura, una bassa propensione all'attività fisica e alcuni vizi come il tabagismo, possono favorire l'innalzamento dei valori pressori. Ci sono poi delle situazioni particolari dove può comparire l'ipertensione: potrebbe ad esempio essere rilevata durante il periodo di gravidanza (preeclampsia, eclampsia). Si tratta di una situazione potenzialmente pericolosa e, per questo, non bisogna sottovalutarla se si vogliono evitare possibili complicazioni che potrebbero ad esempio portare ad un parto pretermine.

L'ipertensione arteriosa sistolica può essere pericolosa perché aumenta il rischio di lesioni, a causa dell'alta pressione, di alcune aree deboli dei vasi. Una condizione pericolosa perché l'eventuale rottura provocherebbe un'emorragia potenzialmente letale. Per questo motivo si capisce l'importanza del monitoraggio costante e, quando il solo stile di vita non fosse sufficiente, di un eventuale trattamento farmacologico per garantire il mantenimento di un buono stato di salute.

Pressione minima alta

Pressione minima alta

Le persone che soffrono di ipertensione diastolica presentano un valore elevato della pressione minima. Come spiegato in precedenza si tratta della forza generata quando il sangue fluisce nelle arterie nel momento in cui il cuore si distende. Non di rado, in chi ha la pressione minima alta viene comunque diagnosticata una condizione di ipertensione sisto-diastolica (condizione dove entrambi i valori sono elevati).

Quando si rileva la pressione si registrano i due valori, minima e massima, alla luce di quanto detto è normale che quest'ultimo valore sia sempre superiore. Per valutare se c'è un problema o meno bisogna però rifarsi ai valori di riferimento ottimali.

Esistono vari livelli di gravità di ipertensione diastolica a seconda di quanto ci si discosti dai valori ritenuti normali: inferiori a 80 mmHg secondo la classificazione del JNC 7 e 85 mmHg in base alle linee guida ESH/ESC. Stando alle ultime indicazioni del JCN 7, in caso di pressione diastolica di 90 mmHg si è già in una condizione di ipertensione di grado 1, se si raggiunge il 100 si parla invece di ipertensione di grado 2. Le indicazioni ESH/ESC non sono molto differenti, l'unica variazione è relativa al range tra 85 e 89 mmHg che viene classificata come normale-alta.

Le cause della pressione minima alta sono le stesse della ipertensione sistolica: alimentazione sbilanciata, colesterolo alto, malformazioni congenite, disfunzione della tiroide, malattie renali, stati emozionali quali stress e ansia, ecc.. Ci possono inoltre essere delle cause differenti collegate ad eventuali terapie farmacologiche o all'uso di anticoncezionali.

Considerando i danni collegati alla pressione alta, è opportuno trattare adeguatamente la condizione di ipertensione. Ciò nonostante, un intervento inappropriato e/o eccessivo potrebbe a sua volta causare degli effetti negativi sulla salute. Stando ai dati di uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology (Diastolic Blood Pressure, Subclinical Myocardial Damage, and Cardiac Events, Implications for Blood Pressure Control - Doi: 10.1016/j.jacc.2016.07.754 ), l'utilizzo di farmaci antipertensivi per ridurre la pressione sistolica entro i 120 mmHg potrebbero far scendere troppo la pressione diastolica in chi presenta dei valori già inferiori a 80 mmHg.

John William McEvoy, primo autore dello studio, spiega che in seguito ai risultati di un'indagine che ha coinvolto 11.565 soggetti, reclutati nello studio Atherosclerosis Risk in Communities, si è scoperto che le persone che presentano una pressione minima inferiore a 60 mmHg hanno il doppio della probabilità di avere dei livelli di troponina superiore ai 14 ng/l. Una situazione, non rilevata in chi aveva una pressione minima compresa tra 80 e 89 mmHg, che indica un danno del tessuto cardiaco. Quando si tratta l'ipertensione bisogna quindi evitare di far scendere troppo la pressione diastolica.

Sintomi pressione alta

Sintomi pressione alta

In caso di ipertensione arteriosa, sopratutto se l'aumento dei valori pressori è graduale, nella maggior parte dei casi non ci sono dei sintomi che possono mettere in allarme. Quando la pressione non si alza in maniera improvvisa, l'organismo si abitua progressivamente ai valori sempre più alti ed è per questo che molti ipertesi non sanno di esserlo.

Abbastanza frequentemente la pressione arteriosa alta viene riscontrata per la prima volta durante un controllo medico o in occasione di campagne di sensibilizzazione come la "Giornata Mondiale contro l'Ipertensione Arteriosa". Delle manifestazioni molto importanti perché evidenziano l'importanza del controllo della pressione arteriosa come misura di prevenzione delle malattie cardiovascolari, in particolare ictus e infarto.

Un altro aspetto che non rende facile l'individuazione di questo "killer silenzioso" è la non specificità dei sintomi che lo caratterizzano. Questa condizione porta infatti a sottovalutare alcuni campanelli d'allarme e, quando percepiti, vengono spesso attribuiti ad altre cause.

Al di la di quello che abbiamo detto, possiamo comunque elencare alcuni sintomi che potrebbero essere attribuiti alla pressione alta:

  • Alterazioni della vista (visione a zig zag, flash luminosi colorati o in bianco e nero, visione oscurata, ecc.)
  • Acufeni (ronzii o tintinnii nelle orecchie)
  • Emicrania con aura
  • Forte mal di testa, in particolare al mattino
  • Nausea
  • Stordimento e vertigini
  • Epistassi (perdite di sangue dal naso)

In caso di ipertensione secondaria, ai sintomi appena elencati se ne possono associare altri specifici riconducibili alla patologia scatenante. Salvo casi particolari, quali ad esempio una crisi ipertensiva caratterizzata da valori superiori a 180/120 mmHg, difficilmente si può fare una diagnosi di ipertensione arteriosa considerando solo dai sintomi e, per questo motivo, è importate misurare la pressione periodicamente. Solo in questo modo è possibile individuare precocemente il problema, prevenendo potenziali malattie cardiovascolari che potrebbero portare all'invalidità e, nei casi peggiori, alla morte.

Approfondimenti e Pubblicazioni Scientifiche sulla Pressione alta


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