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Attività fisica, un potenziale rimedio per l'occhio pigro (ambliopia)

Potenziale rimedio per l'occhio pigro (ambliopia)

Attualmente l'ambliopia, nota anche come occhio pigro, può essere trattata con buona possibilità di successo se si interviene entro i primi anni di vita (tra i 5 e i 6 anni). Superato questo periodo le probabilità di risolvere tale problema diminuiscono considerevolmente, si sa però che la scienza è in continuo movimento e quello che fino a poco tempo fa sembrava impossibile può diventare possibile. Stando ai risultati di uno studio condotto da un gruppo di esperti dell'In-Cnr di Pisa e dall'Università di Pisa, esiste un potenziale rimedio per l'ambliopia anche negli adulti. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Current Biology (A cycling lane for brain rewiring - doi: 10 1016 / j cub 2015 10 026 - Dicembre 2015).

Alessandro sale, uno degli autori dello studio, spiega che i dati raccolti dimostrano che è possibile potenziare la plasticità del cervello adulto attraverso l'attività fisica. Si allunga quindi la lista dei benefici dati dell'esercizio fisico: oltre a migliorare lo stato di salute cardiovascolare e muscolare, la resistenza all'invecchiamento e le capacità cognitive, non avere una vita sedentaria è utile anche per potenziare i processi di plasticità cerebrale (la capacità del cervello ad adattarsi in risposta agli stimoli ambientali). Oltre che quella di Alessandro sale, lo studio porta anche la firma di Claudia Lunghi, ricercatrice presso il Dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell'Università di Pisa.

Gli esperti spiegano che il cervello va in confusione quando i nostri occhi osservano due immagini differenti, per risolvere il "problema" si attivano dei processi che portano a privilegia ora l'uno ora l'altro dei due segnali. Se quindi vengono inviati stimoli contrastanti (per esempio delle linee orientate in modo diverso) agli occhi di un soggetto, esso avrà una continua alternanza delle due immagini percepite per una durata temporale che varierà in funzione della forza dell'occhio a cui lo stimolo è presentato. Tutte le persone hanno un occhio "più forte" dell'altro, in alcuni sport individuare quale dei due occhi ha la meglio è molto importante, per esempio negli sport di allineamento l'occhio dominante è quello che si utilizza per vedere il bersaglio.

Claudia Lunghi evidenzia che la durata della percezione del segnale è un indice della plasticità della corteccia visiva adulta. I nuovi dati raccolti dimostrano che se si chiude per circa due ore l'occhio dominante, lo stimolo proiettato all'occhio che era stato chiuso sarà percepito per tempi più lunghi. In pratica chiudere un occhio non indebolisce la forza attribuita ai segnali che gli vengono inviati, anzi la potenzia.

Le nuove informazioni sono frutto di un'indagine condotta su 20 volontari ai quali è stata messa una benda su un occhio per un periodo di due ore. In una prima fase i soggetti dovevano tenere la benda per due ore stando semplicemente seduti, nella seconda fase dovevano tenere la benda per lo stesso tempo ma mentre praticavano un'attività fisica, nello specifico è stato chiesto loro di pedalare su una cyclette.

I risultati sono stati sorprendenti, nella fase i cui i volontari svolgevano l'attività motoria gli effetti del bendaggio monoculare sono apparsi molto più marcati, con un notevole potenziamento della risposta agli stimoli presentati all'occhio che era stato chiuso rispetto all'analoga risposta osservata quando erano stati a riposo.

Per il momento i meccanismi dietro a questo fenomeno non sono ancora ben chiari e si stanno già conducendo ulteriori indagini. Una delle possibili spiegazioni potrebbe essere riconducibile alla diminuzione di un neurotrasmettitore inibitorio per il sistema nervoso (Gaba) conseguente alla chiusura temporanea di un occhio. Si ipotizza che l'attività fisica possa incrementare ulteriormente la diminuzione di questa molecola, incrementando la plasticità.

La plasticità del cervello è massima nei primi anni dello sviluppo e diminuisce man mano che si cresce, fino a ridursi drasticamente nell'età adulta. Questo è uno dei motivi per il quale l'ambliopia è curabile nei bambini e diventa quasi incurabile superata una certa età. I nuovi risultati avranno di sicuro importanti ripercussioni in campo clinico, grazie a all'esercizio fisico volontario si può stimolare in maniera mirata la plasticità visiva per curare in maniera fisiologica, e non invasiva, il problema dell'occhio pigro.


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