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In più di un caso su tre si ricorre al parto cesareo - Nel nostro Paese sono numerosi i bambini che nascono da un parto cesareo, nel 2013 si è ricorsi al taglio cesareo nel 36,3 per cento dei parti

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In più di un caso su tre si ricorre al parto cesareo

Gravidanza e parto cesareo

Nel nostro Paese sono numerosi i bambini che nascono con un parto cesareo, nel 2013 si è ricorsi al taglio cesareo nel 36,3 per cento dei parti. Il rapporto dell'Istat sulla Gravidanza evidenzia ancora una volta che l'Italia è il paese europeo con il più alto ricorso al taglio cesareo. Con una percentuale del 36,3 per cento superiamo di oltre il doppio il parametro raccomandata dall'OMS e di quasi 10 punti percentuali la media UE che si attesta intorno al 27 per cento. I dati sul parto cesareo sono stati ricavati dalle schede di dimissione ospedaliera del Ministero della Salute.

Nonostante il Piano Sanitario Nazionale 2011-2013 si era prefissato di mantenere il ricorso al taglio cesareo al di sotto del 20 per cento del totale dei parti, il rapporto dell'Istat "Gravidanza, parto e allattamento al seno" relativo al 2013 evidenzia che l'obiettivo è ancora molto lontano. Il ricorso al cesareo non è comunque omogeneo in tutta l'Italia, ci sono forti differenze sul territorio con picchi sopratutto nel Mezzogiorno. Le regioni dove si ricorre con più frequenza al taglio cesareo sono: Campania (56,6 per cento), Sicilia (42,5 per cento) Puglia (41,7 per cento) e Lazio (39 per cento). Mediamente nel Mezzogiorno il 45,2 per cento dei parti avvengono con taglio cesareo e la maggioranza dei parti di questo tipo sono programmati (62,2 per cento).

Dall'analisi del campione preso in considerazione emerge poi che una buona parte dei parti spontanei hanno comunque avuto una certa "medicalizzazione del parto". Il 32 per cento delle donne che hanno avuto un parto spontaneo riferiscono di aver subito la rottura artificiale delle acque, nel 34,7 per cento si è ricorsi all'episiotomia (un'operazione chirurgica che consiste nell'incisione chirurgica del perineo), c'è stato il monitoraggio cardiaco fetale continuo nel 45,2 per cento dei casi e la pressione sul ventre in fase espulsiva (tra cui la manovra di Kristeller) nel 22,3 per cento dei casi. Al 22,3 per cento delle donne è stata poi somministrata l'ossitocina, un farmaco che aumenta la frequenza e l'intensità delle contrazioni. Un altro dato che emerge dal rapporto dell'Istat è l'innalzamento dell'età media del primo parto, si è passati da 30,6 anni del 2000 a 32,0 anni nel 2013.

I rapporto "Gravidanza, parto e allattamento al seno" non evidenzia però solo gli aspetti negativi che andrebbero migliorati, ci sono anche alcune buone notizie. Dal 2000 al 2013 è aumentata la percentuale di donne che hanno smesso di fumare durante la gravidanza. Ben il 74,1 per cento delle donne che fumavano prima della gravidanza ha abbandonato il vizio dopo la nascita del figlio, il 22,9 per cento ha diminuito la quantità quotidiana e solo il 3 per cento non ha modificato le proprie abitudini.

Positivi sono anche gli ultimi dati sull'allattamento, rispetto al 2005 sono aumentate le donne che allattano al seno. In otto anni la percentuale è passata dall'81,1 per cento all'85,5 per cento. Nel 2013 è cresciuta anche la durata media del periodo di allattamento: si è passati da 6,2 mesi del 2000 a 7,3 mesi del 2005 fino ad arrivare a 8,3 mesi nel 2013. Purtroppo anche in questo caso il centro-sud fa registrare i dati peggiori, il valore più alto si registra nella Provincia autonoma di Trento e nel Nord mentre quello più basso in Sicilia e al Mezzogiorno.


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