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Glicemia alta? Prova con l'aceto nella dieta - Se dopo un pasto si ha la glicemia alta un modo per abbassarla potrebbe essere quello di integrare nella propria dieta l'aceto

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Glicemia alta? Prova con l'aceto nella dieta

Glicemia alta?

Se dopo un pasto si ha la glicemia alta un modo per abbassarla potrebbe essere quello di integrare nella propria dieta l'aceto. Quando si mangiano alimenti come pane, pizza, patate, riso e, più in generale, ogni fonte di carboidrati complessi, il livello di glicemia nel sangue aumenta. La velocità con cui la glicemia si alza dipende da molti fattori tra i quali: la presenza di fibre, il tipo di zucchero ingerito, l'eventuale presenza di grassi e proteine. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Seul ha però osservato che l'aceto riesce ad attenuare gli effetti negativi dei grassi sulle cellule beta del pancreas (quelle che secernono insulina quando aumentano i livelli di glucosio nel sangue). I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Diabetes Metabolism Journal (Balsamic Vinegar Improves High Fat-Induced Beta Cell Dysfunction via Beta Cell ABCA1 - doi: 10.4093 / dmj 2012.36.4.275).

Seok H, primo autore dello studio, spiega che sfruttando alcuni modelli murini si è osservato che la somministrazione di aceto balsamico riusciva ad attenuare gli effetti negativi derivanti da una dieta a elevato contenuto di grassi. In base ai dati raccolti si potrebbe ipotizzare un effetto protettivo dell'aceto nei confronti del diabete, questo perché le cellule beta del pancreas sarebbero meno soggette agli effetti di una dieta ricca di grassi che potrebbe portare ad un'iperglicemia (un'eccessiva quantità di glucosio nel sangue).

Questa non è la prima volta che si consiglia l'utilizzo dell'aceto per ridurre la glicemia alta. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Arizona State University (USA) aveva già evidenziato i possibili benefici derivanti da questo condimento. In quell'occasione si testarono i benefici sia in persone con resistenza insulinica che in pazienti con diabete di tipo II. I risultati vennero pubblicati sul Nutrition Research Journal (Vinegar lacks antiglycemic action on enteral carbohydrate absorption in human subjects - doi: 10.1016 / j.nutres 2009.10.021).

In base a quanto osservato dai ricercatori dell'Arizona State University, negli individui normoglicemici 20 ml di aceto, integrati in un pasto completo contenente circa 50 grammi di carboidrati, sarebbero sufficienti per ridurre del 30 per cento la risposta glicemica. Gli studiosi hanno preso in considerazione diverse tipologie di persone: individui normoglicemici, insulino sensibili, insulino resistenti (ma non diabetici) e pazienti con diabete di tipo II. Dalle varie analisi è emerso inoltre che l'assunzione di aceto, dopo un pasto contenente 87 grammi di carboidrati, consente di ridurre notevolmente, nell'ora successiva, l'aumento della glicemia e della insulinemia (la concentrazione di insulina nel sangue) nelle persone insulino resistenti e, in misura minore, in quelle diabetiche.

Anche se si consce l'ingrediente attivo dell'aceto, l'acido acetico, a tutt'oggi non sono ancora ben chiari i meccanismi che contribuiscono a ridurre la glicemia. Una delle ipotesi è che l'acido acetico possa rallentare lo svuotamento dello stomaco e inibire l'attività degli enzimi digestivi presenti nell'intestino tenue, un processo che limita la completa digestione dell'amido e, di conseguenza, l'assorbimento del glucosio. L'aspetto positivo è che gli effetti si hanno già con quantitativi contenuti, basta l'aceto che si utilizza per condire l'insalata, e, salvo determinati casi (se si soffre ad esempio di gastrite o di reflusso gastro-esofageo), non ha controindicazioni.


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