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Antiossidanti, potrebbero non rallentare l'invecchiamento - Salute: Diete, pillole e creme a base di antiossidanti, notoriamente pubblicizzate come dei prodotti in grado di contrastare l'invecchiamento

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Antiossidanti, potrebbero non rallentare l'invecchiamento

Antiossidanti: potrebbero non rallentare l'invecchiamento

Diete, pillole e creme a base di antiossidanti, notoriamente pubblicizzate come dei prodotti in grado di contrastare l'invecchiamento, potrebbero non essere così efficaci nel combattere i segni del tempo. Questa è la conclusione di uno studio inglese condotto da un gruppo di ricercatori dell'University College di Londra. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Genes and Development (Dicembre 2008).

Attraverso un esperimento condotto su vermi Nematodi, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che un sovradosaggio di antiossidanti non è in grado di contrastare il danno causato ai tessuti dai radicali liberi, molecole (gruppi d'atomi legati tra loro) instabili considerate responsabili di tutte le malattie degenerative, dell'invecchiamento e, con molta probabilità, anche del cancro. La conclusione degli studiosi è stata lapidaria, non è emersa nessuna prova evidente che gli antiossidanti possano rallentare l'invecchiamento.

Nel 1956, alcuni esperti giunsero alla conclusione che l'invecchiamento fosse causato da un accumulo di danno molecolare causato da forme reattive dell'ossigeno, meglio note come radicali liberi, che circolano nell'organismo generando il cosiddetto stress ossidativo. In base ad alcune teorie si iniziò ad ipotizzare che gli antiossidanti riuscissero a mettere fuori gioco i radicali liberi, limitandone di conseguenza gli effetti negativi. Anche senza evidenti prove scientifiche, questa teoria è stata condivisa fino ad oggi quasi da tutti.

Per condurre lo studio è stato scelto un verme Nematode, con il quale condividiamo il 75 per cento del DNA, ritenuto il candidato ideale per questo tipo di esperimento. Il Dr David Gems, coordinatore dello studio inglese, ha spiegato che nella prima fase alcuni dei piccoli vermi sono stati modificati geneticamente in modo che i loro organismi fossero in grado di liberarsi dei radicali liberi in eccesso. Stando a quanto ipotizzato fino ad oggi, l'esperto spiega che grazie a questo processo i vermi trattati, rispetto al gruppo di controllo, avrebbero dovuto ricevere un beneficio in termini di minore invecchiamento e maggiore durata della vita. L'esperimento non ha però confermato quanto ipotizzato, i vermi modificati geneticamente sono invecchiati e vissuti tanto quanto gli altri. La conclusione dei ricercatori è stata che lo stress ossidativo sembrerebbe non essere un fattore così cruciale nell'invecchiamento delle cellule e nella loro morte.

David Gems conclude spiegando che tutt'oggi si sa ancora poco sui meccanismi dell'invecchiamento. In base ai risultati ottenuti, anche se i radicali liberi dovessero essere coinvolti, ricoprirebbero comunque un ruolo minore. Secondo Gems, i danni ossidativi non sono la principale causa dell'invecchiamento, una dieta equilibrata rimane comunque importante per ridurre il rischio di malattie da invecchiamento, come cancro, diabete e osteoporosi, ma non c'è la prova che mangiando antiossidanti si può rallentare o prevenire l'invecchiamento.

Altri studi sembrano confermare le conclusioni di David Gems. Una metanalisi (Bjelakovic G et al. Antioxidant supplements for prevention of mortality in healthy participants and patients with various diseases) condotta dal Centro Cochrane, su oltre 67 studi clinici randomizzati che nel complesso hanno coinvolto quasi 250 mila persone, ha concluso che non vi è nessuna prova che gli antiossidanti allunghino la vita.


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