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Test rischio infarto, esami del sangue e troponina

Esami del sangue della troponina

Un forte dolore toracico e corrispondente dolore dorsale interscapolare, vertigini, sudorazione e senso di svenimento, possono essere alcuni sintomi dell'infarto, grazie a un esame del sangue si potrebbe però prevenire l'evento cardiovascolare con le conseguenti complicazioni. Attualmente in cardiologia viene utilizzata la carta del rischio cardiovascolare, mediante essa è possibile stimare le probabilità di incorrere in un primo evento cardiovascolare maggiore, come un ictus o un infarto del miocardio, nei 10 anni successivi. I fattori di rischio presi in esame nel test sono: età, sesso, vizio del fumo, diabete, colesterolemia e pressione arteriosa sistolica. La carta del rischio cardiovascolare potrebbe però diventare uno strumento obsoleto, o comunque secondario. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Edimburgo e Glasgow ha messo a punto un test per valutare il rischio di infarto che si basa sull'esame della troponina. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology (High-Sensitivity Cardiac Troponin, Statin Therapy, and Risk of Coronary Heart Disease - Doi: 10.1016/j.jacc.2016.10.020).

Lo studio, finanziato dalla British Heart Foundation, ha portato alla realizzazione di un test del rischio di infarto, basato sull'analisi della troponina, in grado di individuare quali persone hanno una probabilità più alta di subire un infarto o morire per una cardiopatia nei 15 anni successivi. Secondo gli esperti, questo esame del sangue potrebbe essere molto più efficace e semplice dell'attuale indagine che prevede il controllo di parametri quali colesterolo e pressione. Attualmente il test della troponina si utilizza in alcuni casi per una diagnosi rapida dell'infarto in caso di un sospetto attacco cardiaco, secondo Nicholas Mills, coordinatore dello studio, il suo utilizzo potrebbe essere molto più ampio.

La troponina è una proteina fondamentale per la contrazione muscolare, precedenti studi, condotti sempre presso l'Università di Edimburgo, avevano rilevato che i livelli aumentano quando il muscolo cardiaco è danneggiato. Ulteriori indagini hanno però permesso di scoprire che questo esame può essere utile anche per prevenire un infarto.

Per condurre lo studio i ricercatori hanno inizialmente preso in esame 6.595 uomini, con un'età compresa tra i 45 e i 64 anni, che presentavano una moderata ipercolesterolemia (LDL compreso tra 152 e 228 mg/dl). Molti di essi non avevano però dei requisiti adatti allo studio e il campione è stato quasi dimezzato. La seconda parte dell'indagine ha coinvolto complessivamente solo 3.318 individui con colesterolo alto e senza storie di cardiopatie.

Dall'analisi dei dati raccolti si è scoperto che gli uomini che hanno nel sangue livelli elevati di troponina hanno un rischio maggiore di subire un infarto o morire per una cardiopatia nei 15 anni successivi, se però essi vengono trattati preventivamente (ad esempio con le statine) si riescono a ridurre considerevolmente tali rischi e i livelli della proteina tornano nella norma. Secondo David Newby, uno degli autori dello studio, la troponina può essere considerata come un barometro della salute del cuore: se il valore sale c'è qualcosa che non va e aumenta il rischio di problemi cardiaci, se invece il valore è basso la situazione è sotto controllo e si può stare tranquilli.

Il valore della troponina sembra essere anche un indicatore utile per valutare un'eventuale risposta alla terapia con statine. In alcuni casi ci potrebbero essere degli effetti avversi associati alla terapia con statine, esse non devono essere quindi date con leggerezza e bisogna sempre mettere sul piatto della bilancia i pro e i contro. Grazie all'analisi della troponina si è in grado di rilevare chi beneficia di più dalle statine e chi invece necessità altri trattamenti.

A volte in un cuore apparentemente sano, perché non ci sono dei sintomi evidenti, può essere in atto un processo avverso che colpisce in maniera inaspettata e improvvisa. Utilizzando solo la carta del rischio cardiovascolare non sempre è facile individuare chi è più a rischio, esami come quelli della troponina possono quindi offrire nuove e importanti prospettive. Anche se i dati della sperimentazione riguardano solo gli uomini, secondo gli esperti questo esame dovrebbe funzionare anche nelle donne.

Se volete valutare il vostro rischio cardiovascolare, potete provare ad eseguire il Test sul rischio di infarto cardiaco messo a punto dalla Fondazione Cuore Alto Adige in collaborazione con la Deutsche Herzstiftung.

Esami del sangue: Troponina T (TnT)

Riconoscere un infarto è molto importante per intervenire prontamente al fine di ridurre al minimo i possibili danni a carico del sistema cardiovascolare. Bisogna recarsi immediatamente al pronto soccorso nel caso in cui si presentino i seguenti sintomi:

  • Dolore al torace;

  • Dolore alla gola o al giugulo (l'area anteriore inferiore del collo a forma concava);

  • Sudorazione insolita;

  • Sensazione di oppressione;

  • Nausea;

  • Senso di stordimento che non accenna a diminuire;

  • Dolore irradiato al braccio, alle spalle, al collo o alla mascella.

Come accennato, la diagnosi precoce è il modo migliore per salvare la vita dell'infartuato. Di routine, se una persona arriva in pronto soccorso con alcuni dei sintomi sopracitati, si eseguono alcuni esami diagnostici (per esempio l'ECG o l'ecografia cardiaca) per valutare se c'è stato un attacco cardiaco o un infarto del miocardio. Negli ultimi anni, in aiuto dei cardiologi, è arrivato anche un nuovo esame del sangue noto come Troponina T, identificato a volte anche con la sigla TnT.

Questo esame si esegue per determinare se c'è stato un attacco cardiaco o ci sono dei danni a carico del muscolo cardiaco. La troponina T è localizzata in prevalenza nella struttura contrattile (circa il 93 per cento del totale) e in una parte non trascurabile, circa il 5 per cento, nel citoplasma. In seguito ad alcune indagini si è scoperto che la sua concentrazione aumenta nel circolo sanguigno in presenza di un danno miocardico.

Nei laboratori di analisi si riesce ad identificare l'isoforma circolante cTnT, considerato attualmente il marcatore più specifico di danno miocardico. La concentrazione di troponine cardiache nel sangue, sufficientemente diverse da quella scheletriche da non essere confuse con esse, è virtualmente pari a zero nelle persone "sane" mentre aumenta considerevolmente in caso di danno (ischemico, tossico o meccanico) del miocardio.

La concentrazione di cTnT nel sangue è direttamente proporzionale al danno, maggiore sarà il danno maggiore sarà il livello rilevato. Successivamente alle prime 3 o 4 ore dall'inizio dell'attacco cardiaco, i livelli delle troponine aumentano e rimangono alti per diversi giorni (di solito dai 10 ai 14 giorni).

Valori normali di troponina, sia per gli uomini che per le donne, sono: 0-14 ng/L

Se volete sapere come interpretare altri parametri ematici vi consigliamo di leggere la seguente sezione: Come leggere le analisi del sangue


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