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Alzheimer: sintomi in regressione con scariche elettriche

Alzheimer: sintomi in regressione

Nuovi progressi nella cura dell'Alzheimer, i sintomi sembrerebbero regredire se si stimolano alcune aree del cervello con brevi scariche elettriche indolore. Un test condotto su un limitato numero di pazienti ha evidenziato come la stimolazione di particolari aree del cervello con impulsi elettrici, una tecnica sperimentale utilizzata anche per il Parkinson, può ridurre il declino delle funzioni cognitive tipico della patologia. I risultati sono frutto di uno studio coordinato da Andres Lozano del Toronto Western Hospital (Canada). La ricerca, presentata in occasione del convegno della società di neuroscienze tenutosi a Washington, è stata pubblicata sugli Annals of Neurology e il New Scientist (Novembre 2011).

Il ricercatore Andres Lozano spiega che questo tipo di stimolazione, che si esegue attraverso un elettrodo inserito in profondità nel cervello, è attualmente già utilizzata su pazienti colpiti dal morbo di Parkinson. La stimolazione del nucleo subtalamico è un trattamento efficace del Parkinson avanzato e viene oggi praticata solo nei pazienti con durata di malattia non inferiore a 14 anni e che presentino un notevole deterioramento della qualità della vita. Per quanto riguarda la nuova sperimentazione, la stimolazione celebrale profonda è stata sperimentata solo su sei pazienti colpiti da Alzheime, il prossimo passo di Lozano è quello di condurre un test che prevede l'arruolamento di 50 pazienti.

I risultati raccolti nel corso della sperimentazione sono, a detta dei ricercatori, sorprendenti. Gli studiosi hanno impiantato lo stimolatore nel cervello di sei pazienti colpiti da Alzheimer e dopo un anno hanno esaminato le condizioni di salute e lo stato di avanzamento della malattia. Attualmente non esiste una vera e propria cura per l'Alzheimer, attraverso dei farmaci si riesce comunque a rallentare la malattia. Purtroppo però i medicinali utilizzati nella terapia non funzionano con tutti i pazienti e a lungo andare perdono di efficacia.

Nelle persone colpite da Alzheimer l'ippocampo è una delle prime regioni del cervello a soffrire dei danni; deficit di memoria e disorientamento sono i primi sintomi che compaiono. In questi pazienti l'ippocampo mostra di consumare meno zucchero del normale, segno di una minore attività. In tutti i sei pazienti trattati con la stimolazione elettrica profonda (che prevede degli impulsi elettrici lievissimi ma frequenti: circa 130 in un secondo) si è registrato un aumento dell'uso del glucosio, un aspetto che evidenzia la riattivazione parziale del funzionamento dell'area. Un ulteriore dato incoraggiante riguarda l'aumento del volume dell'ippocampo, fenomeno che si è osservato in due pazienti. Secondo gli esperti è probabile che questo approccio terapeutico stimoli la riproduzione spontanea dei tessuti nelle aree danneggiate dalla malattia. I risultati ottenuti sono quindi molto promettenti ma ora bisognerà attendere i risultati del nuovo studio che, se pur limitato a 50 pazienti, potrebbe fornire qualche informazione in più sull'effettiva applicabilità di una terapia di questo tipo.


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