Diabete e bambini, fino a 20 anni di vita in meno se non curati bene
I bambini diabetici se non curati adeguatamente potrebbero vivere dai dieci ai vent'anni in meno, un problema che colpisce anche i piccoli dei Paesi occidentali. L'allarme arriva da Amsterdam dove si è svolto il 43mo Meeting annuale della Società Europea per lo studio del Diabete (Easd) durante il quale sono stati presentati i dati dello studio Diabetes Youth Charter, una ricerca promossa dall'azienda Novo Nordisk e dalla Federazione Internazionale Diabete (Idf).
Il diabete di tipo 1 è un problema in costante aumento nella popolazione più giovane, ogni anno, in tutto il mondo, vengono colpiti oltre 70 mila bambini. Dal 1945 al 2007 l'incidenza della patologia è cresciuta di circa cinque / sei volte nei bambini al di sotto dei 15 anni e, purtroppo, non ci sono indicatori di una tendenza contraria. L'aumento più rilevante ha riguardato i bambini sotto i cinque anni. Secondo alcune stime si ha un incremento annuo di quasi il 3 per cento dei bambini colpiti da diabete, una crescita che riguarda però anche la forma di diabete di tipo 2 che dipende soprattutto da una cattiva alimentazione e dalla poca attività fisica che in molto casi porta all'obesità.
Henk-Jan Aanstoot, diabetologo e responsabile dello studio Diabetes Youth Charter, spiega che nei paesi del terzo mondo spesso le famiglie non hanno i soldi per l'insulina e di conseguenza la diagnosi di diabete per un bambino è praticamente una sentenza di morte. L'esperto evidenzia però che anche nei paesi più sviluppati a volte i bambini non sono seguiti adeguatamente e questo gli porta ad avere delle aspettative di vita ridotte di 10-20 anni rispetto ai loro coetanei. In Francia, in base ai dati del rapporto, solo un bambino su sette presenta i livelli di glucosio raccomandati, una situazione che aumenta notevolmente il rischio di complicazioni cardiovascolari e di conseguenza le probabilità che muoiano prematuramente.
Adolfo Arcangeli, responsabile dell'Unità Operativa Diabetologia e Malattie metaboliche dell'Ospedale di Prato e prossimo presidente di turno di Diabete Italia, spiega che anche in Italia, pur non essendo ai livelli della Francia, c'è ancora molto da fare. Se in alcuni settori l'organizzazione sanitaria in ambito diabete è già al top, per quanto riguarda i più piccoli si riscontrano ancora alcune difficoltà. Fra le difficoltà riscontrate c'è quella relativa al fatto che nel caso di piccoli pazienti non si ha la possibilità di sapere se hanno una crisi ipoglicemica in quanto ancora non sanno parlare. Anche la fase dell'età puberale presenta alcune insidie perché gli ormoni della crescita contrastano con l'azione dell'insulina e successivamente si rilevano delle difficoltà anche nella fase adolescenziale che per natura è restia a seguire regole ferree, come quelle imposte dalla necessità di iniettarsi quattro volte al giorno l'insulina. In alcuni casi saranno necessari nuovi strumenti di diagnosi, in altri, però, si può già rimediare migliorando il rapporto medico paziente e, soprattutto per quanto riguarda il diabete di tipo 2, si può fare qualcosa promuovendo stili di vita più salutari.
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