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Attività fisica estrema e setticemia (o sepsi)

Attività fisica estrema e setticemia

Attenzione agli esercizi fisici intensi e prolungati, un'attività fisica estrema può infatti avere più effetti negativi che positivi e potrebbe avvelenare il sangue (una reazione infiammatoria sistemica conosciuta come setticemia o sepsi). L'allerta arriva da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Monash (Australia) che ha analizzato le condizioni fisiche di un gruppo di maratoneti. I risultati dell'indagine sono stati pubblicati sull'International Journal of Sports Medicine (The Impact of a 24-h Ultra-Marathon on Circulatory Endotoxin and Cytokine Profile - Doi: 10 1055 / s-0034-1398535 - Giugno 2015).

Ricardo Costa, coordinatore dello studio, evidenzia che le prove estreme come ad esempio alcune maratone, le gare in bici (es. giro d'Italia o di Francia), il triathlon, il pentathlon, ecc., possono danneggiare l'organismo. Si è arrivati a questa conclusione dopo aver analizzato i campioni di sangue prelevati da un gruppo di sportivi che hanno preso parte a una maratona di 24 ore. Nell'analisi sono stati confrontati i prelievi di sangue effettuati prima e dopo l'evento, i valori sono stati inoltre comparati con quelli di un gruppo di controllo.

L'esame delle analisi del sangue ha evidenziato che gli sportivi presentavano un avvelenamento del sangue (setticemia). L'analisi dei campioni di sangue presi a inizio e a fine gara, comparati con quelli di un gruppo di controllo formato da altrettanti atleti e non atleti a riposo, ha evidenziato che l'esercizio estremo praticato per lungo tempo può causare importanti cambiamenti nella parete intestinale. Le endotossine intestinali, quando si presentano particolari condizioni, riescono ad arrivare nel sangue, un processo che causa episodi infiammatori e influisce sul sistema immunitario.

Nello studio si è rilevato che la reazione dell'organismo cambia a seconda del sistema immunitario dell'atleta, molto dipende infatti dal fatto che si sia allenato costantemente o meno. Gli atleti, sia uomini che donne, che si sono allenati costantemente (abituati quindi alla fatica estrema) presentavano una naturale risposta a questa intossicazione del sangue da parte del loro sistema immunitario. Sebbene presentassero nel sangue un alto livello di endotossine il loro stato di salute non sembrava risentirne. Per quanto riguarda gli altri atleti, quelli che si allenavano senza costanza e quindi non sufficientemente preparati all'attività fisica estrema, si è rilevata in alcuni casi un'inadeguata risposta del sistema immunitario con conseguente avvelenamento del sangue. E' bene ricordare che la setticemia non è una cosa da prendere alla leggera in quanto, talvolta, se non viene diagnosticata e trattata immediatamente può essere anche mortale.

A volte alcune persone si "improvvisano" atleti e presi magari dalla moda del momento si buttano in attività fisiche estreme come maratone o giri in bici di diverse ore. Lo studio australiano evidenzia un aspetto che non va trascurato, la giusta preparazione fisica. Attività che mettono a dura prova il fisico e la capacità di resistenza alla fatica (attività che superano le 4 ore consecutive) non vanno mai prese alla leggera e, oltre a un checkup medico preventivo, è importante arrivare all'evento con dietro un buon programma di allenamento che non solo prepari forza, potenza e resistenza fisica, ma che alleni a gestire lo stress e gli imprevisti tipici della gara.


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