I microbi vetrofagi alterano la crosta oceanica

Potrebbe apparire un'attività masochista, ma per certi microbi mangiare il vetro vulcanico è un qualcosa di perfettamente naturale. A quanto pare infatti questo tipo di microrganismi abbonda al di sotto del suolo marino. Questo, affermano i ricercatori, suggerisce che una parte significativa delle alterazioni della crosta oceanica, a lungo attribuita a processi chimici e fisici, potrebbe invece avere un'origine biologica.
I mutamenti della crosta influiscono sulla chimica oceanica e su altri cicli chimici chiave del nostro pianeta. Dal momento che questa crosta contiene grandi quantità di vetro vulcanico, la comprensione dei processi che portano alla mutazione di questo materiale diventano importanti. Gli scienziati tradizionalmente consideravano l'alterazione del vetro un prodotto della corrosione dovuta all'acqua marina. Ma studi recenti hanno mostrato come alcuni tipi di microbi siano in grado di agevolare questo processo, ma la portata del loro intervento rimane ancora in gran parte ignota. Hubert Staudigel e i suoi colleghi dello Scripps Institution of Oceanography dell'Università della California hanno studiato dei campioni di roccia di varie epoche e luoghi estratti dalla crosta oceanica per poter dare risposta a queste domande.
"Abbiamo documentato come questi microrganismi si nutrano all'interno delle rocce vulcaniche, lasciando tracce vermiformi che le fanno apparire come se qualcuno avesse scavato dei piccolissimi cunicoli al loro interno", commenta Staudigel. "Il nostro studio ha confermato che non c'è luogo nell'oceano che non presenti questa caratteristica".
La scoperta suggerisce che da 20 al 90 percento delle alterazioni evidenti entro i primi 300 metri di crosta oceanica sia opera di questi voraci microrganismi. Persino a profondità superiori ai 500 metri, questi microbi possono vantare come proprie fino al 10 percento delle alterazioni crostali.
Studigel ha fatto notare che questi microrganismi potrebbero perforare il vetro vulcanico non soltanto per nutrirsi, ma anche per sfuggire ai predatori. Considerando i mangiatori di vetro il gradino più basso della catena alimentare, sottolinea lo studioso, "abbiamo sostanzialmente determinato la profondità della biosfera.
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