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Ritardare il morbo di Alzheimer con un farmaco - Gli effetti del morbo di Alzheimer potrebbero essere ritardati grazie ad un nuovo farmaco scoperto da un gruppo di ricercatori australiani

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Ritardare il morbo di Alzheimer con un farmaco

Ritardare il morbo di Alzheimer

Gli effetti del morbo di Alzheimer potrebbero essere ritardati grazie ad un nuovo farmaco scoperto da un gruppo di ricercatori australiani. Se gli studi saranno confermati, il medicinale potrebbe migliorare notevolmente la qualità della vita dei pazienti. Il farmaco, identificato dalla sigla PBT2, è stato messo a punto presso l'Istituto di ricerca sulla salute mentale dell'università di Melbourne.

Tutt'oggi non è semplice diagnosticare l'Alzheimer con certezza, l'unico modo di fare una diagnosi certa di demenza di Alzheimer è attraverso l'identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale, possibile solo con l'autopsia dopo la morte del paziente. Da vivi è possibile fare una serie di analisi che non sono però sufficienti per confermare la diagnosi di malattia di Alzheimer, anche se, insieme alle altre osservazioni, possono permettere una diagnosi di "probabilità".

Grazie al farmaco PBT2, i ricercatori sostengono di riuscire ridurre la quantità di placche della proteina beta-amiloide che danneggiano il cervello dei malati di Alzheimer.

Apriamo una parentesi su quello che si sa oggi sull'Alzheimer. Bisogna precisare che, secondo quanto conosciuto dalla medicina attuale, il morbo di Alzheimer è legato alla distruzione dei neuroni, soprattutto in alcune aree cerebrali, dovuta a due formazioni patologiche: le placche contenenti la proteina beta-amiloide e i grovigli neurofibrillari contenenti la proteina tau, due sostanze presenti fisiologicamente nel cervello. Sebbene questo sia quello che si può osservare da un'indagine post mortem in pazienti dove la malattia era in uno stadio avanzato, in determinati casi l'autopsia ha mostrato delle situazioni differenti. Esistono quindi delle alterazioni iniziali nell'organismo che la medicina non è ancora in grado di individuare. Nel momento in cui si riuscirà ad individuare i primi segni della malattia, probabilmente si riuscirà addirittura a bloccare l'Alzheimer sul nascere.

La sperimentazione del PBT2 è stata coordinata dal Colin Master. In totale sono stati coinvolti 78 pazienti ai quali è stato diagnosticato un probabile Alzheimer. A tutti i volontari, per un periodo di 12 giorni, è stato somministrato il medicinale. Come risultato si è ottenuto un notevole miglioramento nella capacità di programmare ed eseguire attività di tutti i giorni.

Secondo il professore Colin Master, il farmaco che hanno messo a punto potrebbe essere il primo al mondo in grado di rallentare o invertire gli effetti iniziali della malattia. Il prossimo passo sarà quello di sperimentare il farmaco su un campione più ampio di pazienti, la ricerca dovrebbe partire ad Aprile (2008).


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