I bambini autistici
L'autismo è un male devastante, un disturbo dello sviluppo che si manifesta precocemente. I bambini colpiti sono chiamati "della luna" o "bambini pesci", per il loro silenzio, il loro mutismo. Sono avvolti dal mistero, inquietano e affascinano. Il loro male si manifesta intorno ai due anni e mezzo circa, ma un genitore ben attento può cogliere i sintomi molto prima. I bambini autistici non sorridono e non guardano negli occhi, il loro è un isolamento mentale, possono stare in braccio a chiunque con indifferenza o giocare per ore con ordine maniacale e precisione, sono chiusi in atteggiamenti ossessivi e ripetitivi, non hanno alcun interesse per il mondo, non parlano e, se lo fanno, usano la terza persona, o la seconda, anziché la prima. È difficile capirli e accettare la loro realtà. Due recenti studi Usa hanno portato nuove scoperte che potrebbero aiutare a far luce sui meccanismi cerebrali alla base dell'autismo. Sono state rivelate anomalie nel cervello che riguardano sia l'attività che le dimensioni. Gli studi sono stati realizzati presso il Centro Autismo dell'Università di Washington, e presentati, dai rispettivi autori, in occasione del primo Convegno Internazionale dedicato alla ricerca sull'autismo che si è svolto a San Diego.
La prima ricerca, condotta dalla dottoressa Geraldine Dawson, su un campione di bambini con un'età compresa tra i tre-quattro anni, in parte autistici, in parte ritardati mentali, in parte normali, ha analizzato le reazioni di questi alla visione di volti con espressioni diverse, neutre oppure di spavento e paura. "Abbiamo verificato che solo i piccoli con problemi di autismo non mostravano nessuna differenza di attività cerebrale di fronte a tutte le immagini. Normalmente, i bambini imparano a percepire i cambiamenti di espressione del viso materno nei primi sei mesi di vita, e a sette mesi sono in grado di riconoscere lo stato emotivo della persona proprio in base all'espressione del viso". I bambini autistici, conclude la Dawson, non hanno la capacità di percepire le emozioni, non sono capaci di leggere i volti. Ne consegue che l'autismo si sviluppa molto presto e colpisce il sistema cerebrale di base, quello che codifica le emozioni, la Dawson suggerisce un programma d'intervento che aiuti i bambini a riconoscere le emozioni e le espressioni del viso, magari con l'ausilio del computer. La zona del cervello associata alle emozioni si chiama amigdala, e pare, stando ai risultati del secondo studio, che questa, nei bambini autistici, sia più sviluppata del normale, anche la composizione cellulare del cervello sembra essere alterata. Non ci si spiega come mai proprio la zona associata alla percezione delle emozioni, "malfunzionante", sia più sviluppata. Gli studi proseguono su bambini di una fascia d'età superiore.
Approfondimenti sull'argomento
Cerca nel sito
Se non hai trovato quello che ti serve, o vuoi maggiori informazioni, utilizza il motore di ricerca