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Possibilità di danni ai polmoni provocati dalle ecografie - L'ecografia è da molti anni uno strumento diagnostico fondamentale per la medicina moderna

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La possibilità di danni ai polmoni provocati dalle ecografie sembra divenire una realtà sempre più concreta

danni ai polmoni provocati dalle ecografie

L'ecografia è da molti anni uno strumento diagnostico fondamentale per la medicina moderna, grazie alla sua capacità di "vedere" all'interno del nostro corpo; maggiore è la potenza delle onde utilizzate, migliore è la qualità dell'immagine prodotta, e di conseguenza anche quella della diagnosi. Ma un nuovo studio sugli ultrasuoni, condotto presso l'Università dell'Illinois, ci avverte che il danno da essi provocato ai polmoni è in realtà più rilevante di quanto gli scienziati abbiano finora ritenuto.

Sebbene non esistano prove concrete che l'utilizzo clinico degli ultrasuoni possa produrre sull'uomo effetti nocivi, la sicurezza di questo metodo di diagnosi è stata messa in dubbio di recente, quando gli scienziati hanno scoperto che esso poteva provocare acute emorragie polmonari negli animali di laboratorio.

"La domanda che ci poniamo è se anche i polmoni umani possano essere danneggiati durante un'ecografia e, se si, sotto quali condizioni", commenta William O'Brien Jr., professore di elettronica e ingegneria dei computer e direttore del Bioacoustics Research Laboratory all'Istituto Universitario Beckman per la Scienza Avanzata e la Tecnologia.

Negli esperimenti su topi, ratti, conigli e maiali, O'Brien e i suoi colleghi hanno osservato nelle cavie delle macchie nei polmoni che, nonostante le differenze di taglia e specie tra gli animali in esame, apparivano molto simili.

"L'unico elemento che accomuna questi animali è lo spessore dell'epitelio alveolare, la membrana che separa il sangue dall'aria presente negli alveoli", sostiene James F. Zachary, professore di patologia veterinaria e caporeparto di patobiologia veterinaria.

"Lo spessore di questa barriera è simile anche nell'uomo, e per questo anche noi potremo essere soggetti a questo tipo di danno ai polmoni". Di fatto l'epitelio alveolare è piuttosto sottile, e per questo più facilmente soggetto agli effetti dannosi degli ultrasuoni.

"La causa del danno sembra essere di natura meccanica", riferisce O'Brien. "Un'onda sonora ha una propria quantità di moto e una forza d'impatto. Quando per esempio colpisce una superficie d'acqua, può far schizzare del liquido in aria, così come gli umidificatori ad ultrasuoni producono del vapore freddo. Noi riteniamo che le onde sonore premano contro il tessuto polmonare con forza sufficiente da causare le piccole lacerazioni, da cui deriva la perdita di sangue riscontrata".

Le forze acustiche, agendo sulla barriera tra aria e sangue, "potrebbero provocare una lesione che potrebbe accrescersi attraverso l'emorragia alveolare e propagarsi in profondità nel tessuto polmonare", ha affermato Zachery.

"La lesione si arresterebbe solamente nel momento in cui l'emorragia, divenuta abbastanza estesa, sarebbe in grado di dissipare l'energia acustica".

Durante lo studio, gli scienziati hanno stabilito che i danni ai polmoni sono legati all'ampiezza d'onda degli ultrasuoni, alla durata degli impulsi e a quella dell'esposizione alle onde. In uno studio sui maiali basato sull'età delle cavie, i ricercatori si sono resi conto che gli esemplari più vecchi sono maggiormente soggetti a questo tipo di lesioni.

"Una possibile spiegazione è che le membrane polmonari perdano flessibilità con gli anni, e che quindi si lacerino più facilmente quando esposte all'impatto delle onde sonore", suggerisce O'Brien.


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