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Nuove speranze nella lotta contro il cancro - I ricercatori hanno individuato un virus che potrebbe dar vita a nuove speranze nella lotta contro il cancro

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Nuove speranze nella lotta contro il cancro

lotta contro il cancro

Gli scienziati hanno debellato nei topi alcune forme di cancro facendo uso di un comune virus che sembra portare le cellule tumorali verso l'autodistruzione.

È ancora troppo presto per dire se questa cura sarà efficace anche sull'uomo, dal momento che molti trattamenti che sembravano promettenti nei test sui topi si sono poi rivelati inefficaci sull'uomo.

Tuttavia i ricercatori hanno fatto luce su una questione che gli scienziati avevano già notato da anni: alcuni virus attaccano le cellule tumorali lasciando illese quelle sane.

I ricercatori hanno utilizzato un virus che si pensa essere inoffensivo per l'uomo, e un gene chiamato p53, capace normalmente di soffocare i tumori. In molte persone affette da tumore, il gene p53 appare difettoso. Il virus sembra riuscire ad eliminare questo difetto.

Peter Beard, professore di virologia allo Swiss Institute for Experimental Cancer Research di Epalinges, afferma di aver trovato, insieme alla sua squadra, una spiegazione connessa ad un'insolita porzione a forcella del DNA del virus. Le cellule tentano di sbarazzarsi esse stesse del danno, e questo fatto le conduce verso l'autodistruzione.

I ricercatori svizzeri hanno iniettato cellule tumorali del colon umano in un gruppo di topi di laboratorio, seguite, due giorni dopo, dal virus. Solamente due dei 12 roditori hanno sviluppato il tumore.

Nei topi già ammalati di cancro al colon, il virus ha eliminato il tumore in sei esemplari su dieci.

Il traguardo che Beard e la sua squadra sono intenzionati a raggiungere è l'individuazione precisa della caratteristica della struttura a forcella capace di portare alla morte le cellule tumorali. Se questo traguardo fosse raggiunto, sarebbe possibile costruire un virus più efficace e specifico, o persino sintetizzare una medicina che ne emulasse gli effetti.

Il microrganismo utilizzato in queste prove è uno dei sei virus adeno-associati (AAV) conosciuti, appartenente cioè ad un gruppo tra i più piccoli esistenti. Alcuni di questi sono stati già utilizzati dagli scienziati nelle terapie geniche, essendo in grado di sostituire, in un paziente malato, una coppia di geni sani. Questi esperimenti hanno prodotto risultati variabili.

Arnold J. Levine, uno tra coloro che, nel 1979, isolò il gene p53, ed ora presidente della Rockefeller University a New York, sostiene che la terapia della squadra svizzera è ancora molto lontana dall'essere utilizzata sull'uomo.

Egli sostiene che gli scienziati stanno portando avanti una terapia che, come tutte le terapie genetiche, presenta il solito problema: quanto efficacemente può agire su ogni singola cellula cancerogena?

Un problema che si presenta con i virus adeno-associati è che non si possono riprodurre senza l'aiuto di un altro virus. Levine sostiene che i ricercatori stanno realmente e per la prima volta fornendo una spiegazione sul perché certi virus siano in grado danneggiare le cellule cancerogene risparmiando invece quelle normali; il fatto è che, a causa dei danni al DNA, le cellule cancerogene sembrano non avere le proprie difese perfettamente in ordine, e quindi non possono resistere all'attacco del virus e muoiono.

La mutazione del gene p53 sfruttata dal virus è presente circa nel 60 percento delle varietà di cancro umano. Si tratta dello stesso punto debole che rende sensibili le cellule cancerogene alla chemioterapia ed ai trattamenti radio, afferma Beard. Uno scienziato che ha partecipato alla sintesi di un virus, l'ONYX-015, che si era dimostrato molto promettente nella lotta contro i tumori umani sempre tramite il gene p53 mutato, ha definito la nuova ricerca "molto fantasiosa".

"La questione più importante è ora stabilire se i virus siano in grado di riprodursi in quantità sufficiente da rendere possibile i test sull'uomo", afferma Frank McCormick, professore di microbiologia ed immunologia all'Università della California a San Francisco. "Questo sarà il prossimo passo".


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