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Ciclo mestruale, flussi abbondanti nel 20 per cento delle donne

Ciclo mestruale: flussi abbondanti

Casi di flussi mestruali abbondanti sono stati rilevati nel 20 per cento delle donne che si rivolgono al ginecologo per una visita di controllo. Nella maggior parte dei casi, purtroppo, questa situazione è considerata come un fatto fisiologico e di conseguenza è sopportata con disagi a volte pesanti.

Per far fronte a questa carenza informativa la SIGO, Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, ha deciso di intraprendere una campagna informativa grazie alla quale fornirà a medici e specialisti delle raccomandazioni che permetteranno di contrastare quella che da disturbo diventa la più diffusa patologia della mestruazione che riguarda una donna su 20 tra i 30 e i 49 anni.

Emilio Arisi, direttore dell'U.O. Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Regionale "S. Chiara" di Trento e consigliere nazionale SIGO, ha evidenziato che negli ultimi anni la ricerca ha messo a disposizione nuove possibilità terapeutiche, in particolare un sistema intrauterino a rilascio di farmaco, che hanno portato la comunità scientifica a riconsiderare i propri atteggiamenti verso il problema dei flussi mestruali abbondanti.

Un flusso mestruale abbondante è un problema con importanti riflessi sulla qualità della vita della donna, forti disagi nella vita relazionale, lavorativa ed affettiva. E' per questo motivo che si è avvertito uno stimolo culturale nuovo, una maggiore sensibilità a livello internazionale, che ha spinto anche altre società scientifiche nazionali, come quelle americana e inglese, a stendere linee-guida.

Luigi Fedele, direttore della II Clinica ostetrica e ginecologica dell'Università degli Studi di Milano e coordinatore con Arisi del gruppo di lavoro che ha prodotto le Raccomandazioni, spiega che le perdite molto abbondanti sono un sintomo che può avere origini diverse, è compito del ginecologo identificare la causa e scegliere, in accordo con la donna, l'intervento più adeguato.

Gli esperti spiegano che se per risolvere problemi di tipo organico si ricorre generalmente ad interventi chirurgici, a volte radicali come l'isterectomia (asportazione dell'utero), negli altri casi si privilegia il trattamento conservativo. In particolare, da qualche anno si è reso disponibile un sistema intrauterino che i ginecologi considerano come prima scelta terapeutica nella maggior parte dei casi. Si tratta di un dispositivo che libera in maniera costante, per 5 anni, una piccola quantità di ormone, un progestinico, che va ad agire direttamente sull'utero, risolvendo il problema dell'eccessiva perdita mestruale.

L'azione locale, paragonata alle altre terapie, garantisce maggiore efficacia e minori effetti collaterali. Inoltre, non bisogna sottovalutare che oltre a migliorare la problematica inerente le mestruazioni abbondanti, il sistema garantisce la sicurezza contraccettiva per tutta la sua durata d'uso.

Nel 2005 è stato anche condotto uno studio, coordinato da Carlo Lazzaro, economista sanitario di Milano, che ha valutato il possibile risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale derivante dall'utilizzo del sistema intrauterino a rilascio di ormone rispetto alle due possibili alternative chirurgiche praticate più di frequente: isterectomia o ablazione endometriale. Dai dati è emerso che il SSN potrebbe risparmiare, secondo le stime più recenti, quasi 19 milioni di euro, una cifra superiore allo 0,15 per cento dell'importo della spesa farmaceutica pubblica territoriale netta (dato a consuntivo 2005 fornito dal Ministero della Salute: 11,85 miliardi di euro).

Gian Pietro Gubbini, specialista in ostetricia e ginecologia, ha spiegato che i flussi mestruali abbondanti in determinate situazioni possono portare a conseguenze cliniche notevoli, come l'anemia, e causano poi una serie di altri disturbi fortemente invalidanti. Fra i principali effetti delle mestruazioni abbondanti che compromettono la qualità della vita delle donne ci sono: stanchezza, difficoltà di concentrazione, insonnia, mal di testa, nervosismo e disagio.

Purtroppo sono ancora poche le donne a conoscenza delle possibilità terapeutiche e non si rivolgono al proprio medico. Per questo motivo c'è bisogno di aumentare la consapevolezza sulle problematica da parte delle donne e migliorare l'interazione medico/paziente, in questo modo si potranno fornire gli aiuti migliori per scegliere la terapia più appropriata.

Fonte: Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia


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