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Tumore al seno, nuova analisi del linfonodo sentinella

Tumore al seno: analisi del linfonodo sentinella

Una nuova tecnica per analizzare il linfonodo sentinella durante l'intervento di asportazione del tumore al seno è in fase di sperimentazione presso l'Istituto Regina Elena di Roma. Grazie a questa nuova tecnica, che permette di esplorare i linfonodi nel tumore del seno in 20-30 minuti, è possibile effettuare una diagnosi intraoperatoria in grado di segnalare l'eventuale presenza di metastasi. I medici spiegano che attraverso quest'analisi, più veloce ed economia, ogni anno si potranno risparmiare quasi 600 mila euro nella lotta ai tumori.

In occasione della celebrazione dei 70 anni di attività dell'Istituto Regina Elena di Roma, sono stati presentati i risultati preliminari relativi a questa nuova tecnica condotti attualmente su 43 pazienti italiane. Il nuovo metodo diagnostico, oltre che in Italia, si esegue in Giappone e Olanda dove è stato già validato, e in Francia e Gran Bretagna dove è ancora in corso la fase di validazione come nel nostro Paese.

A differenza delle tecniche tradizionali che richiedono mediamente 10-15 giorni per analizzare il linfonodo sentinella, con il nuovo metodo, i risultati si hanno nel giro di 20-30 minuti. La velocità diagnostica è un grande vantaggio perché il chirurgo, nel caso fosse necessario, può asportare immediatamente i linfonodi evitando un secondo intervento.

Attualmente, a parte l'Istituto Regina Elena di Roma dove è in corso la fase di validazione di questa nuova tecnica, solo a Milano si esegue un esame intraoperatorio del linfonodo sentinella, processo che però richiede un'ora e ha dei costi molto elevati. Il nuovo metodo diagnostico, oltre ad essere più economico e veloce, si differenzia dagli altri, compreso quello eseguito a Milano, per il tipo di analisi. La nuova tecnica si basa su un approccio biomolecolare: un frammento di tessuto viene prelevato e analizzato alla ricerca di una proteina chiamata citocheratina 19.

In Italia la sperimentazione è iniziata lo scorso febbraio (2008), su 43 pazienti esaminate fino ad ora 13 sono risultate positive. Prima di poter validare questo nuovo metodo diagnostico anche nel nostro Paese, gli esperti hanno spiegato che occorrerà testarlo su circa 100-150 pazienti. Visti i risultati preliminari, e quelli ottenuti negli altri paesi, ci sono ampie possibilità che la sperimentazione si concluderà positivamente con notevoli vantaggi non solo per le pazienti ma anche per il chirurghi.


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