Il segreto di Roma

Quale efficienza militare può aver regalato a Roma il dominio dei suoi confini ? Quale armonia, fra i combattenti, può aver permesso la conquista di tutto il mondo sino ad allora conosciuto ? Ci è noto che i Romani imparassero a combattere fin dalla fanciullezza e che si arruolassero per scelta. Sappiamo altresଠche l'Impero romano perfezionasse l'arte dell'assedio: l'armata assediante costruiva torri, rampe, scale a pioli, testuggini e catapulte. Benchè si giovasse di strumenti straordinari, la forza dello Stato romano non dipendeva però esclusivamente dalla pur rilevante organizzazione tattica sui campi di battaglia, nè dal possesso di una tecnologia bellica più progredita o dall'opera di comandanti più abili. Secondo il giudizio autorevole di Edward Luttwak, storico militare contemporaneo, "la superiorità  dell'impero era di tipo molto più raffinato: derivava dalla Tradizione, l'insieme cioè, delle idee e delle convinzioni che sorreggevano i legionari in battaglia".

La conformità  e lo scrupolo degli uomini dinanzi alla volontà  degli Dei impedivano qualsiasi eccesso: i legionari erano animati dalla dottrina romana della Vittoria, il lare, la forza profonda e abissale latente nel singolo. Tale convinzione fece lo slancio eroico. La "Victoria" ha sempre garantito la salda subordinazione delle priorità  tattiche, degli ideali marziali e degli istinti bellici ai propositi politici e rappresenta la chiave del successo della strategia imperiale. Salvo rare eccezioni, coloro che controllavano il destino di Roma erano soliti evitare l'uso della forza a scopi puramente tattici, o per sterili gratificazioni psicologiche. La forza militare era considerata nella sua natura di strumento. Uno strumento prezioso e fragile.

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