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Psicologia della gravidanza - Nella maggior parte dei casi si reagisce positivamente alla gravidanza sopratutto quando dietro c'è un desiderio di maternità, vi è una buona relazione...

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Psicologia della gravidanza

Nella maggior parte dei casi si reagisce positivamente alla gravidanza, soprattutto quando dietro c'è un desiderio di maternità, vi è una buona relazione affettiva con il padre del bambino e c'è una completa approvazione familiare. Bisogna però evidenziare che non tutte le donne hanno lo stesso istinto materno e a volte serve un po' di tempo per abituarsi alla nuova condizione che comporterà un grande cambiamento nella vita.

La maternità può nascondere una certa ambivalenza anche quando la gravidanza è stata cercata, se da una parte si sperimenta un sentimento di benessere e completamento esistenziale, dall'altra ci può essere un "rifiuto" della nuova situazione derivante da alcuni timori: paura dei cambiamenti fisici (paura di non essere più attraente per il proprio partner), ansia per il futuro e le nuove responsabilità, potenziali problemi economici o collegati all'ambiente lavorativo. Esiste anche un rifiuto inconscio della gravidanza, questa situazione si può presentare in seguito a diversi motivi: conflitti familiari (sopratutto con la madre), paura che il bambino possa danneggiarla durante la crescita, ecc..

Secondo alcune indagini, qualora sussistano sentimenti di ambivalenza verso il nascituro, essi si attenuano solitamente tra il 6° e il 7° mese di gestazione. Le cose iniziano a migliorare, con una notevole diminuzione dei sentimenti negativi, già quando la mamma avverte i primi movimenti del bambino. Questo avviene perché i movimenti fetali portano la donna a percepire la propria condizione in modo più realistico e iniziano a istaurarsi dei modelli comportamentali di tipo materno.

Le future mamme, sopratutto se sono alla prima gravidanza, hanno il desiderio che tutto sia perfetto e vivono la maternità con un forte timore di sbagliare qualcosa e non essere all'altezza della situazione. E' importante però evidenziare che un bambino, per crescere bene, non ha bisogno di una mamma infallibile, ha semplicemente bisogno di una persona che lo ami e sappia capire i suoi bisogni (capacità che si affina con il tempo man mano che mamma e bambino imparano a conoscersi e crescono insieme).

Nei primi giorni successivi al parto la neo-mamma può attraversare un periodo noto come Baby Blues (o sindrome del terzo giorno). Circa 2-3 giorni dopo la nascita del bambino (in genere in concomitanza con il rientro a casa dopo la dimissione dall'ospedale) ci può essere uno stato emotivo caratterizzato da una tristezza diffusa. Questa condizione può durare diversi giorni e, oltre all'umore triste, può essere caratterizzata da: insonnia, ansia, stanchezza, sentimenti di inadeguatezza, disturbi alimentari, ecc.. Il Baby Blues è un livello di depressione molto lieve e si risolve nel giro di qualche giorno grazie anche al supporto del partner e dei familiari.

Se lo stato emotivo descritto per il Baby Blues dovesse persistere per diverso tempo e i sintomi aumentano di intensità si inizia a parlare invece di depressione post parto, essa può essere una prosecuzione della condizione precedente ma può instaurarsi anche 2-4 mesi dopo il parto (senza aver sperimentato precedentemente il Baby Blues).

Per approfondire questi e altri aspetti psicologici della gravidanza, relativi sia al periodo della maternità che successivi al parto, potete consultare le pubblicazioni scientifiche riportate di sotto.

Notizie Mediche e Pubblicazioni Scientifiche sulla Psicologia della gravidanza


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