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Prevenire un infarto diagnosticandolo 5 anni prima

Prevenire un infarto

Grazie a un esame del sangue si può diagnosticare il rischio di un probabile infarto in largo anticipo, in questo modo si possono prendere tutte le precauzioni per cercare di prevenirlo. Un gruppo di ricercatori dell'Imperial College, in collaborazione con alcuni collegi dell'University College di Londra, ha messo a punto un test del sangue che, mediante l'analisi degli anticorpi IgG, riesce a valutare il rischio di sviluppare problemi a carico dell'apparato cardiocircolatorio indipendentemente da altri fattori di rischio. I risultati dello studio sono stati pubblicati su EbioMedicine (High Serum Immunoglobulin G and M Levels Predict Freedom From Adverse Cardiovascular Events in Hypertension: A Nested Case-Control Substudy of the Anglo-Scandinavian Cardiac Outcomes Trial - Doi: 10.1016/j.ebiom.2016.06.012).

Sebbene attualmente si possono ridurre le probabilità di infarto, il rischio non può essere annullato del tutto; questo perché ci sono alcune componenti genetiche non modificabili (come l'anamnesi familiare e il sesso) e dei fattori legati alla patologia ancora ignoti. Tali aspetti spiegano perché alcune persone vanno incontro ad un infarto, mentre altre no, pur avendo lo stesso profilo di rischio. Ramzi Khamis, primo autore dello studio, evidenzia che nel corso della loro indagine si è rilevato un nuovo elemento che può aiutare a prevedere, anche con 5 anni di anticipo, chi corre un rischio più alto di infarto.

Per condurre l'indagine i ricercatori sono partiti dai dati ricavati nel corso dello studio ASCOT (Anglo Scandinavian Cardiac Outcomes Trial). Durante il periodo di follow-up, durato 5 anni e mezzo, 485 pazienti hanno subito un infarto o un ictus, i dati di queste persone sono stati poi confrontati con quelli di un gruppo di controllo formato da 1.367 individui. Dall'analisi è emerso che i pazienti che presentavano un maggior numero di anticorpi avevano un rischio d'infarto o coronaropatia più basso del 58 per cento, essi presentavano inoltre anche un rischio inferiore (più basso del 38 per cento) di ictus e altri eventi cardiaci.

Attualmente, per valutare il rischio di futuri problemi cardiaci, i medici si basano su fattori quali la storia familiare, il sesso, l'età, la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo nel sangue. La nuova scoperta può fornire un'informazione ulteriore in quanto anche le difese immunitarie del corpo sono state correlate al rischio di andare incontro a questo tipo di patologie. Sapere che le persone con un sistema immunitario più "forte" corrono meno rischi di attacchi di cuore permette di porre un'attenzione maggiore, fornendo delle cure preventive adeguate, verso quelle persone con un sintema immunitario più debole.

I livelli di anticorpi IgG potrebbero spiegare parchè alcune persone hanno un basso rischio di malattie collegate all'apparato cardiocircolatorio pur presentando dei fattori di rischio noti quali: pressione sanguigna alta (ipertensione) e livelli di colesterolo elevati (ipercolesterolemia). Queste informazioni non saranno utili solo per individuare le persone a più alto rischio di attacchi di cuore ma potranno essere il punto di partenza per individuare eventuali terapie per migliorare il sistema immunitario in modo da aumentare la protezione verso le malattia cardiache.


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