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Fertilità femminile e menopausa madre - La durata del periodo fertile della figlia potrebbe essere ereditario e dipende da quando la madre è entrata in menopausa

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Fertilità femminile e menopausa madre

Fertilità femminile e menopausa

La durata del periodo fertile della figlia potrebbe essere ereditario e dipende da quando la madre è entrata in menopausa. La possibilità di rimanere in cinta dopo i 40 anni, senza trattamenti di fertilità, è quindi una "capacità" che potrebbe essere di famiglia. A questa conclusione è arrivato uno studio danese i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Human Reproduction (Maternal menopause as a predictor of anti-Müllerian hormone level and antral follicle count in daughters during reproductive age - doi: 10.1093/humrep/des356 - Novrembre 2012).

La dottoressa Janne Bentzen, prima autrice dello studio e ricercatrice presso il Copenaghen University Hospital, spiega che le figlie delle madri che sono entrata in menopausa dopo i 55 anni possono contare su una riserva di ovuli maggiore rispetto alle coetanee le cui madri hanno avuto una menopausa precoce, prima dei 45 anni. Queste conclusioni sono frutto di un'indagine condotta su 527 donne, con un'età compresa tra i 20 e i 40 anni, delle quali era nota l'età della menopausa naturale della madre.

Per valutare la durata del periodo fertile i ricercatori si sono concentrati sulla riserva ovarica misurando il dato mediante due metodi: i livelli di ormone AMH (Anti-Müllerian Hormone / Ormone Antimulleriano) e il Conto dei Follicoli Antrali (AFC) nelle ovaie. Per chi non lo sapesse, ogni donna nasce con una determinata riserva ovarica che si riduce ad ogni ciclo mestruale, la fine della riserva di ovociti determina l'inizio della menopausa.

Incrociando i vari dati, i ricercatori hanno scoperto che le donne nate da madri che hanno avuto una menopausa precoce presentavano un declino più rapido dei parametri di fertilità. Lo studio prevedeva la divisione delle volontarie in tre gruppi: figlie di madri con menopausa precoce, menopausa "normale" e menopausa tardiva. Entrando nel dettaglio si è rilevato che, annualmente, nelle figlie di madri con menopausa precoce i livelli medi di AMH si riducevano del'8,6 per cento in quelle con menopausa normale del 6,8 per cento e in quelle con menopausa tardiva del 4,2 per cento. Riduzioni diverse sono state rilevate anche per quanto riguarda l'AFC: in questo caso il calo è stato rispettivamente del 5,8 per cento, 4,7 per cento e 3,2 per cento.

Gli esperti spiegano che i risultati dovranno essere confermati da ulteriori ricerche ma il dato è molto importante in quanto il picco massimo della fertilità femminile è tra i 18 e i 31 anni e, soprattutto in caso di madri con menopausa precoce, se si cerca di avere un figlio non bisognerebbe aspettare troppo.

Ovviamente questi dati non valgono nei casi in cui la madre sia entrata in menopausa precocemente ma in seguito ad una menopausa indotta. Un evento che si verifica quando la cessazione della mestruazione è legata ad un intervento chirurgico che rimuove entrambe le ovaie o ad un atto medico che causa un loro severo danneggiamento con la compromissione della loro funzionalità.

Vediamo alcuni casi di menopausa indotta

La menopausa chirurgica si ha quando la rimozione delle ovaie avviene prima della cessazione spontanea delle mestruazioni. L'asportazione solo dell'utero causa la loro scomparsa ma non determina la menopausa, anche se alcuni autori sostengono che la rimozione dell'utero porta ad un danneggiamento della funzionalità ovarica.

La menopausa da chemioterapia è causata dal trattamento chemioterapico che, in alcuni casi, può causare un grave danneggiamento delle gonadi femminili per cui non sono più in grado di produrre un sufficiente quantitativo ormonale. Il danno dipende anche dal tipo di chemioterapico impiegato e dall'età della donna. L'amenorrea permanente più frequente nelle donne più vicine alla menopausa, con farmaci alchilanti o usati in combinazione.

La menopausa da radioterapia è invece una conseguenza del trattamento radioterapico che, in caso di irradiazione pelvica ad alte dosi, danneggia permanente le ovaie. Se sono utilizzate piccole dosi (come per il linfoma di Hodking) la funzionalità ovarica può essere conservata.


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