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Terapia per l'Alzheimer a sostegno delle famiglie

Terapia per l'Alzheimer: un sostegno delle famiglie

Una possibile cura per l'Alzheimer potrebbe arrivare dall'Istituto Farmacologiche Mario Negri di Milano, una terapia in grado di annullare completamente il deficit cognitivo della patologia. Il numero di malati di Alzheimer è in continuo aumento e la maggior parte del sostegno al malato arriva dalla famiglia. Nel nostro Paese la famiglia è il cardine dell'assistenza alle persone colpite da demenza e la notizia di una possibile cura, anche se per il momento solo nelle prime fasi di sperimentazione, potrebbe dare nuove speranze. I primi risultati della nuova ricerca, coordinata da Tiziana Borsello, sono stati pubblicati sul Journal of Biological Chemistry (Novembre 2011).

I ricercatori si sono concentrati su un particolare enzima (JNK) coinvolto nella generazione e nella progressione dell'Alzheimer. L'enzima JNK agisce su due proteine alla base della neurodegenerazione cellulare: una è la proteina Amiloide responsabile della formazione delle specie neurotossiche, i frammenti di beta amiloide, mentra l'altra è la proteina Tau responsabile dei grovigli neuro-fibrillari.

Tiziana Borsello spiega che il primo passo è stato quello di mettere a punto una terapia in grado di inibire l'enzima JNK, successivamente la cura è stata provata su un topo affetto d'Alzheimer. Alla base della terapia per l'Alzheimer c'è uno specifico inibitore identificato con la sigla D-JNKI1, questo si è dimostrato efficace nel prevenire l'azione dell'enzima JNK su entrambi i markers. Grazie al trattamento si è riusciti ad annullare completamente, senza effetti collaterali rilevanti, i deficit cognitivi (perdita di memoria) e le alterazioni elettrofisiologiche caratteristiche della malattia (mal funzionamento dei neuroni dell'ippocampo). La terapia ha inoltre ridotto in modo significativo la produzione di oligomeri di beta amiloide, le specie neuro-tossiche, il deposito di placche senili nel parenchima cerebrale e la fosforilazione della proteina Tau.

I risultati di questa nuova ricerca, anche se frutto di una sperimentazione condotta su dei topi, danno nuove speranze per lo sviluppo di farmaci in grado di curare la malattia di Alzheimer, la forma più comune di demenza neurodegenerativa. Attualmente, fra gli ottantenni, uno su tre ne è affetto e si stima che nei prossimi 25 anni assisteremo ad un drammatico aumento del numero di persone affette da demenza. La patologia è oggi la quinta causa di morte nella popolazione anziana ed è al terzo posto, dopo le cardiopatie e il cancro, nella classifica dei maggiori costi sanitari.


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