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Leucemia mieloide cronica: aumenta la sopravvivenza - Grazie ad una nuova terapia aumenta la sopravvivenza dei malati di leucemia mieloide cronica, la mortalità si è ridotta dal 4 all'1 per cento

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Leucemia mieloide cronica: aumenta la sopravvivenza

Leucemia mieloide cronica: aumenta la sopravvivenza

Grazie ad una nuova terapia aumenta la sopravvivenza dei malati di leucemia mieloide cronica, la mortalità si è ridotta dal 4 all'1 per cento. L'importante traguardo è frutto di uno studio condotto presso la clinica Universitaria Bicocca di Milano in collaborazione con l'unità di Ematologia dell'Ospedale San Gerardo di Monza. I risultati sono stati presentati in occasione del meeting della Società americana di ematologia (Orlando - Usa, Dicembre 2010).

Carlo Gambacorti Passerini, Professore di Medicina Interna presso l'Università di Milano Bicocca e responsabile dell'Unità di Ricerca Clinica, spiega che grazie alla molecola Bosutinib si riesce a rallentare la progressione della leucemia mieloide cronica (un particolare tumore del sangue) ma non solo, si è anche in grado di ridurre la mortalità. Se si considera che solo in Italia questo tipo di tumore colpisce 15 mila persone e ogni anno si diagnosticano 1000 nuovi casi, si comprende il grande risultato raggiunto dai ricercatori italiani.

La nuova terapia basata sulla molecola Bosutinib è stata confrontata con quella basata sul farmaco Imatinib (Glivec), un medicinale che nel 2000 contribuì, grazie anche al contributo dell'Ospedale San Gerardo, a migliorare notevolmente la cura della leucemia mieloide cronica. I risultati emersi dalla nuova sperimentazione, che ha coinvolto oltre 500 pazienti in tutto il mondo, sono molto confortanti. I risultati ottenuti con la terapia basata su Bosutinib risultano essere addirittura migliori di quelli ottenuti dalla somministrazione di Imatinib.

I risultati dello studio sono frutto di un follow up, durato 14 mesi, che ha coinvolto 502 pazienti di diversi centri a livello mondiale. Dal confronto dei due diversi trattamenti, quello basato su Bosutinib con quello con l'Imatinib, si è osservato che con il primo si è verificata la ricrescita del midollo osseo normale nel 79 per cento dei pazienti contro il 75 per cento di quelli trattati con Imatinib. In quasi la metà dei 250 pazienti sottoposti al trattamento con Bosutinib si è registrata una risposta molecolare maggiore, in pratica dopo il trattamento si è registrata la presenza di meno di una cellula leucemica su mille, risultato che è stato rilevato in poco meno di un terzo dei pazienti trattati con l'Imatinib. Ancora più significativo è il dato relativo alla mortalità, si è passati dal 4 per cento (Imatinib) all'1 per cento (Bosutinib). Benefici anche sul rallentamento della progressione della leucemia, la patologia è progredita solo nel 2,8 per cento dei pazienti contro il 10 per cento di quelli trattati con Imatinib.

Carlo Gambacorti Passerini spiega che i risultati raccolti fanno ben sperare per il futuro, grazie al Bosutinib in un certo numero di pazienti si potrebbe arrivare alla completa eradicazione del tumore, un risultato che non può essere raggiunto con l'Imatinib. Il ricercatore evidenzia però che prima di poter adoperare il farmaco al di fuori di studi clinici saranno necessari follow-up più lunghi e una valutazione molto attenta del rapporto tra costi e benefici.


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