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Tubercolosi, programma di lotta alla TBC

Tubercolosi: lotta alla TBC

In occasione del convegno relativo alla giornata mondiale della tubercolosi, il Ministro della Salute Livia Turco ha fatto il punto della situazione sulla malattia in relazione al nostro paese. Come nel resto del mondo, anche da noi la TBC è considerata la malattia della povertà e dell'emarginazione sociale, è stato evidenziato come anche nel nostro paese ci sia ancora molto da fare a partire da una delle principali carenze riguardante la difficoltà nella continuità terapeutica in alcune realtà italiane.

Il Ministro ha spiegato che la TBC non può essere controllata senza una 'presa in carico' del cittadino ammalato, con un approccio che integri l'assistenza sanitaria con quella sociale : è una malattia infettiva sì, ma sostanzialmente cronica che richiede un approccio integrato.

Il Ministero della Salute ha già avviato diversi progetti nel nostro Paese. Tra le attività orientate alla sorveglianza e agli interventi di sanità pubblica attraverso il CCM ha promosso il progetto "Sorveglianza della tubercolosi e delle resistenze ai farmaci antitubercolari". La Regione Emilia Romagna, insieme al Ministero ed all'Istituto superiore di sanità coordina il programma, che si sviluppa in azioni di miglioramento della sorveglianza, di formazione e di promozione di interventi e approcci appropriati da parte delle strutture del Servizio sanitario nazionale.

Epidemiologia della malattia nel mondo

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ormai da alcuni anni, ha dichiarato la tubercolosi una emergenza globale e ha dettato la strategia e gli obiettivi degli interventi mirati al controllo della stessa, nei paesi in via di sviluppo. Ancora oggi la tubercolosi rappresenta un cruciale problema di sanità pubblica. Su scala mondiale: è stato calcolato che nel decennio 1990-99 si sono avuti nel mondo 88 milioni di casi cumulativi stimati di tubercolosi: naturalmente i paesi in via di sviluppo pagano il contributo più elevato a questa enorme diffusione della malattia.

Ogni anno si verificano nel mondo quasi 9 milioni di nuovi casi di TBC (WHO, Report 2006) e si registrano 2 milioni di decessi. Inoltre, circa un terzo della popolazione mondiale (2 miliardi di persone) è stato contagiato dal bacillo della TBC e una persona su 10, tra quelle contagiate, si ammalerà di tubercolosi.

Nel 2004, il 33% dei nuovi casi di TBC si è verificato in Asia, il 29% in Africa, il 22% nel Pacifico Occidentale, il 7% nel Mediterraneo orientale, il 5% in Europa e il 4% nelle Americhe. Globalmente, l'incidenza di TBC sta ancora crescendo dell'1% all'anno, a causa del rapido incremento in Africa.

L'incidenza di TBC è ancora in aumento in tre aree del mondo:

  • Nei Paesi africani ad elevata prevalenza di HIV, dove il tasso stimato di incidenza è molto elevato, avendo raggiunto i 400 casi per 100.000, ma il cambiamento proporzionale della incidenza annuale si sta riducendo, anche se è ancora intorno al 4%

  • Nei Paesi africani a bassa prevalenza di HIV, dove l'incidenza è intorno a 200 casi/100.000, ma il cambiamento proporzionale dell'incidenza annuale è ancora in aumento, anche se intorno a 1,5%

  • Nell'Europa dell'Est, dove l'incidenza della TBC è raddoppiata dal 1990 a oggi, passando da circa 50 casi ogni 100.000 abitanti ai circa 110 casi ogni 100.000 attuali

Epidemiologia in Italia nel periodo 1995-2005

In Italia, al pari di altri Paesi occidentali, si è assistito ad una progressiva riduzione del numero dei casi di TB, dalla seconda metà del 1900 fino agli anni '80, mentre negli ultimi venti anni l'andamento epidemiologico della malattia è stato sostanzialmente stabile.

Diversi fenomeni sembrerebbero associati a tale arresto, tra cui l'epidemia di infezione da HIV e la tubercolosi associata a tale infezione, l'invecchiamento della popolazione e lo sviluppo di resistenze ai farmaci.

L'attuale situazione epidemiologica della tubercolosi in Italia è caratterizzata da una bassa incidenza nella popolazione generale (7 casi per 100.000 abitanti, anno 2005) e da una concentrazione della maggior parte dei casi in particolari gruppi a rischio.

Fonte dati epidemiologici: D.G. prevenzione sanitaria - Ufficio V


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