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Anoressia, a Genova la percentuale più alta di casi

Anoressia: a Genova la percentuale più alta

Il cinque per cento degli adolescenti italiani, circa 100.000 giovani compresi fra un età di 15 e 18 anni con una prevalenza delle ragazze, hanno un rapporto conflittuale con il cibo. Osservando le statistiche relative al territorio nazionale si nota come nella città di Genova, e in generale nella regione Liguria, il rapporto fra i due sessi relativo a questo problema è prevalentemente femminile in quanto il 98 per cento dei casi di anoressia e bulimia nervosa interessa le ragazze, contro una percentuale nazionale del 95 per cento.

La dottoressa Gianna Schelotto, psicologa e psicoterapeuta presso la città di Genova è una delle maggiori esperte nazionali del problema e spiega che il fenomeno dell'anoressia è ormai ben noto. Osservando i dati compresi fra gli anni novanta e oggi si può notare come se pur questo fenomeno rimane molto serio si è arrivati a una stasi del numero dei pazienti interessati da casi di anoressia, al contrario si è riscontrato un aumento dei casi di bulimia, un fenomeno in precedenza sottostiamo.

La dr. Schelotto ha evidenziato che è grazie a una corretta conoscenza di questi disturbi da parte dei giovani che si è potuta frenare la diffusione, in questo processo le campagne d'informazione hanno avuto un ruolo decisivo nel far conoscere queste malattie. Negli ultimi anni si è parlato molto di anoressia e questo ha determinato una minore spinta a rincorrere a canoni di magrezza estrema. Nel tempo il modello femminile ha assunto fattezze un po' più "arrotondate" e si è diffusa la consapevolezza che il corpo anoressico è sintomo di una malata grave e non un esempio da imitare.

Oggi (2 maggio 2006), nella città di Genova presso il Teatro della Gioventù, si parlerà di questi argomenti nel corso della conferenza dell'Osservatorio Nazionale per la salute della Donna (O.N.Da). L'incontro genovese, aperto dall'assessore provinciale Maria Cristina Castellani, è parte di un ciclo di incontri promossi dall'Osservatorio O.N.Da (www.ondaosservatorio.it) che hanno l'obiettivo di sensibilizzare e informare l'opinione pubblica, la classe medica e le istituzioni locali sui fattori di rischio legati alla salute femminile.

Francesca Merzagora, presidente nazionale dell'Osservatorio, evidenzia come in molti studi si è riscontrato che le donne sono maggiormente svantaggiate rispetto agli uomini nella tutela della loro salute, per questo motivo è importante promuovere una consapevolezza sociale e individuale sui fattori di rischio legati alla salute femminile. O.N.Da ha l'obiettivo di promuovere una cultura della salute di genere considerando le "naturali differenze" dell'universo femminile.

L'incontro che si terrà a Genova è il terzo di una serie di quindici programmati da O.N.Da in molte città italiane. Tutte le conferenze vengono strutturate con l'obiettivo di affrontare le diverse problematiche riguardanti soprattutto la salute delle donne. Gli esperti spiegano che quando nella salute delle persone sono coinvolti dei disturbi alimentari, prima di tutto vanno evidenziati i sintomi e successivamente va sottolineata l'importanza della diagnosi precoce per offrire gli strumenti per accompagnare in modo sereno e propositivo chi è colpito da disordini alimentari su base psichica.

La Schelotto ha inoltre spiegato che interventi e libri sull'argomento hanno avuto un effetto di informazione soprattutto sulle famiglie. Rispetto a qualche anno fa ci sono maggiori elementi per capire e ci si muove prima. L'esperta, continuando sull'argomento, ha evidenziato che oggi si hanno a disposizione più dati che permettono di analizzare i comportamenti e i rischi: la fascia d'età di donne colpite da anoressia è quella delle giovanissime, mentre la bulimia, un fenomeno in crescita, interessa soprattutto le donne dai 30 ai 40 anni.

In passato si sentiva parlare poco di bulimia e spesso veniva vissuta come un peccato solitario, questo perché non veniva percepita come malattia. La Schelotto ha evidenziati come anche in questo caso le campagne informative hanno consentito una maggiore consapevolezza del disturbo e ora molte donne si rivolgano al medico con più frequenza.


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