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Dieta per perdere peso e dolcificanti

Edulcoranti artificiali

Meglio lo zucchero o un dolcificante alternativo? Quando si inizia una dieta per perdere peso la scelta dell'edulcorante non è semplice, le cose sono poi complicate dall'elevato numero di prodotti che il mercato offre. Considerando che anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO dall'inglese World Health Organization), per contrastare il fenomeno crescente dell'obesità, ha suggerito di tassare le bevande zuccherate (e diversi stati hanno accolto questo suggerimento), sembrerebbe ovvio che allo zucchero sia preferibile scegliere un altro dolcificante. In realtà questa scelta potrebbe non essere così utile per dimagrire.

In un precedente articolo abbiamo già parlato delle alternative allo zucchero, con un approfondimento sui dolcificanti artificiali e su quelli naturali, di seguito analizzaremo in che modo gli edulcoranti possono influire sulla salute. I dolcificanti artificiali ipocalorici sono stati ideati per donare un sapore dolce agli alimenti e alle bevande senza però avere l'effetto "dannoso" dello zucchero, l'idea di base è quindi molto interessante ma a lato pratico qualcosa non ha funzionato. I numeri di alcune indagini evidenziano che i maggiori consumatori di alimenti light e bevande a zero calorie, prodotti dove lo zucchero è stato sostituito con dolcificanti artificiali, sono persone normopeso. Non bisogna però arrivare a conclusioni affrettate, tali persone sono infatti generalmente più attente alla propria alimentazione e la riduzione della massa corporea non è quindi da ricondurre all'uso del dolcificante.

Iniziamo con l'esaminare i dati di una meta-analisi (Nonnutritive sweeteners and cardiometabolic health: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials and prospective cohort studies - Doi: 10.1503/cmaj.161390), condotta da un gruppo di ricercatori canadesi, che ha confrontato i dati di 37 studi sullo zucchero e i dolcificanti. Le informazioni, provenienti da 30 studi di tipo osservazionale e 7 studi controllati randomizzati, sono relative ad un campione di 405.907 soggetti seguiti mediamente per un periodo di 10 anni.

Da un confronto dei parametri delle persone che hanno continuato ad assumere lo zucchero, con quelli di individui che lo hanno sostituito con degli edulcorarti artificiali, è emerso che non esiste alcun vantaggio per la perdita di peso, anzi, in alcuni casi si è osservato un leggero aumento ponderale. La sostituzione dello zucchero non solo sembra ininfluente per la linea, non contribuirebbe neanche a prevenire i problemi cardiovascolari ne il rischio di diabete di tipo 2. Quest'ultimo, addirittura, sembrerebbe aumentare di circa il 14 per cento.

Dieta e dolcificanti ipocalorici

Un'altra ricerca, pubblicata su Cell Metabolism (Sucralose Promotes Food Intake through NPY and a Neuronal Fasting Response - Doi: 10.1016/j.cmet.2016.06.010), conclude che i dolcificanti artificiali aumentano la glicemia e possono incrementare il rischio di diabete. Si è inoltre scoperto che usare i dolcificanti al posto dello zucchero può rendere più difficile la perdita di peso. Gregory Neely, ricercatore presso l'Università di Sydney e coordinatore dello studio, spiega che quando viene a mancare la corrispondenza tra la dolcezza dell'alimento e il suo contenuto energetico, il cervello rivaluta la sensazione della fame e ci spinge ad assumere più calorie.

In base ai dati raccolti, si è stimato che un uso regolare di dolcificanti artificiali contribuisce ad aumentare di circa un terzo l'introito calorico. La spiegazione risiederebbe nell'attivazione di un processo neurologico che integra il sapore dolce con il bilancio energetico dell'organismo. Quando viene a mancare tale equilibrio, per via del consumo di dolcificanti ipocalorici, i neuroni si comportano come se l'organismo fosse a digiuno e, di conseguenza, si avverte il bisogno di assumere più cibo.

Non solo gli edulcoranti che contengono zuccheri, la maggior parte dei dolcificanti naturali (fruttosio, miele, succo di mele o di uva, ecc.) possono farci ingrassare, ma anche quelli artificiali come l'aspartame, l'acesulfame K, il ciclamato, la saccarina e il sucralosio. Questo aspetto è stato confermato nel corso di un'indagine coordinata da Dana Small, neuroscienziata e professoressa di psichiatria della facoltà di medicina dell'Università di Yale. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Current Biology (Integration of Sweet Taste and Metabolism Determines Carbohydrate Reward - Doi: 10.1016/j.cub.2017.07.018).

Per un periodo di 2 anni i ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti che avevano l'obiettivo di esaminare l'effetto sull'organismo di alcuni dolcificanti, privi di carboidrati, quali ad esempio lo stevioside, un dolcificante naturale ottenuto dalle foglie della pianta Stevia rebaudiana, e il sucralosio, un edulcorante artificiale, noto anche con la sigla E955, 600 volte più dolce del saccarosio.

Nella prima fase dello studio si è lavorato alla realizzazione di 5 bevande dolci. Tutte presentavano lo stesso grado di dolcezza, un gusto ottenuto mediante la medesima quantità di sucralosio (un quantitativo che fornisce un dolcezza pari a quella ottenuta con poco meno di 20 grammi di zucchero). Per avere un parametro di riferimento, basti sapere che una lattina di coca cola da 250 ml contiene circa 27 grammi di zucchero. Le 5 bevande si differenziavano però per colore, sapore e apporto calorico. Quest'ultimo fattore è stato modificato mediante l'aggiunta di quantità diverse di maltodestrina, un carboidrato insapore. La prima bevanda era priva di calorie, la seconda apportava 37,5 calorie, la terza 75, la quarta 112,5 e la quinta 150 calorie.

A tutti i volontari coinvolti nello studio sono state fatte bere le cinque bevande, sia a casa che in laboratorio, per un totale di sei volte nell'arco di alcune settimane. Dopo il consumo delle varie bevande i ricercatori hanno esaminato, mediante risonanza magnetica funzionale (abbreviata RMF o fMRI dall'inglese Functional Magnetic Resonance Imaging), l'attività cerebrale dei partecipanti. L'obiettivo era quello di esaminare come le varie bevande influenzassero il sistema di ricompensa, quel processo fisiologico che da una sensazione di appagamento in seguito ad una determinata azione.

Gli autori dello studio ipotizzavano di rilevare una diversa risposta in base al quantitativo di calorie assunte, nello specifico una maggiore risposta quando la quantità di calorie era maggiore. Inaspettatamente la bibita che stimolava maggiormente il sistema della ricompensa è risultata essere quella da 75 calorie e non quella da 150. Dopo un'attenta analisi si è quindi scoperto che la bevanda più gradevole risultava essere quella che forniva il numero di calorie in base alle aspettative del cervello. Sembra quindi che il corpo, in milioni di anni di evoluzione, si sia abituato al fatto che ad una certa dolcezza corrisponda sempre una certa quantità di calorie. Questo rapporto tra dolcezza percepita ed energia è fondamentale per il funzionamento del nostro metabolismo e, nel momento in cui viene modificato dai dolcificanti privi di calorie, possono esserci degli effetti inattesi.

Si è arrivati a queste conclusioni dopo ulteriori esperimenti dove sono state misurate le risposte metaboliche, in particolare l'energia spesa per processare le calorie ingerite. Anche in questo caso sono stati ottenuti dei risultati simili alla precedente indagine, la bevanda da 75 calorie risultava essere quella che faceva utilizzare più energia al corpo.

I dolcificanti fanno ingrassare

Secondo Dana Small i risultati di questo studio sono molto interessanti e potrebbero spiegare perché anche i dolcificanti ipocalorici possono contribuire all'aumento di peso. La dolcezza di un alimento, o di una bevanda, contribuisce a regolare il metabolismo. Quando però c'è un incoerenza tra le calorie presenti e quello che si mangia, si alterano dei processi che in alcuni casi possono far ingrassare. Nei casi in cui la dolcezza percepita non corrisponde alle calorie ingerite, queste non vengono utilizzate ma immagazzinate nel fegato, nei muscoli e nella riserva di grasso. Questo meccanismo può avere un effetto differente a seconda del contesto, molto dipende infatti da quello che si mangia insieme al dolcificante senza calorie.

Se per esempio si assume una bevanda light (priva di calorie) a stomaco vuoto, non ci dovrebbero essere problemi legati al meccanismo rilevato. Le cose cambiano però quando tali bevande vengono consumate all'interno di un pasto o durante una festa, in queste situazioni è infatti molto probabile che si assumano anche dei carboidrati. Un bicchiere di una bibita a zero calorie potrebbe essere quindi controproducente per la linea, meglio quindi limitarsi ma optare per una bibita normale.


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