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Effetti del caffè: la sensibilità alla caffeina dipende dal DNA

Effetti del caffè

Gli effetti del caffè non sono uguali in tutte le persone, alcuni dicono che la sera il caffè non fa dormire, altri che il caffè rende nervosi o che la pausa caffè aiuta la memoria. Chi rifiuta un caffè la sera perché sostiene che poi non riuscirebbe a dormire non sta esagerando, ci sono persone che dormono benissimo anche dopo un caffè preso dopo cena e altre che invece rischiano di compromettere il riposo, la differenza sta nel DNA. Nel corso di una ricerca condotta presso la Harvard School of Public Health sono stati identificati i geni che influenzano il limite massimo di caffeina assumibile prima di provocare determinati effetti sulla salute. Lo studio è stato pubblicato su Molecular Psychiatry (Genome-wide meta-analysis identifies six novel loci associated with habitual coffee consumption - doi: 10 1038 / mp 2014 107 - Ottobre 2014).

La caffeina, se assunte ad alte dosi, può provocare aritmia, ipertensione, tachicardia, ansia e tremori, inoltre, un suo abuso può influire sull'assorbimento di calcio e ferro e di conseguenza ci potrebbero essere anche problemi di osteoporosi. Secondo alcuni studi, la dose giornaliera di caffeina non dovrebbe mai superare i 300 mg, un quantitativo che si assume più o meno con tre tazzine di caffè espresso o sei tazze di tè. Se fino ad oggi però si considerava il limite dei 300 mg di caffeina in generale, i nuovi dati potrebbero modificare le future indicazioni in quanto bastano 6 varianti genetiche a far sì che gli effetti del caffè varino da persona a persona.

Marilyn Cornelis, prima autrice dello studio, spiega che numerosi studi hanno esaminato gli effetti del caffè sulla salute, alcuni ne hanno esaltato gli effetti benefici mentre altri quelli negativi. I nuovi dati hanno rilevato però che non tutti reagiscono allo stesso modo a un dato quantitativo di caffeina, partendo da queste informazioni in futuro si potranno identificare sottogruppi di persone con più probabilità di beneficiare di un aumento o di una diminuzione del consumo di caffè per migliorare la loro salute.

Analizzando i dati di 24 ricerche gli esperti hanno raccolto i dati di oltre 120.000 consumatori di caffè di origine europea e afro-americana. Incrociando vari dati sono stati così identificate due varianti associate ai geni coinvolti nel metabolismo della caffeina, il Por e il Abcg2. Informazioni che vanno ad aggiungersi ai dati raccolti in precedenti studi che avevano identificato altre due varianti: Ahr e Cyp1a. Altre due varianti sono state poi identificate accanto ad altrettanti geni (Bdnf e Slc6a4) specializzati nell'esaltare l'effetto di ricompensa della caffeina. Infine i ricercatori spiegano che le varianti di altri due geni (Gckr e Mlxipl) potrebbero essere collegate agli effetti del caffè su metabolismo e sistema nervoso. In totale, sommando le due varianti identificate precedentemente, ci sono quindi otto "tasselli" che possono influire sul metabolismo della caffeina.

I risultati di questo studio sono molto importanti perché suggeriscono che non esiste una dose giornaliera uguale per tutti. La sensibilità alla caffeina cambia da persona a persona e future ricerche potranno aiutare a stabilire le quantità massime e minime per ognuno dei consumatori in modo da sfruttare i benefici senza rischiare alcun effetto collaterale per il nostro organismo. In attesa de nuovi dati ci si può autoregolamentare (non superando comunque il limite dei 300 mg giornalieri di caffeina) in base alle proprie esperienze, se quindi la sera non si dorme dopo aver bevuto un caffè meglio evitare. Ci sono poi delle situazioni dove la caffeina va assunta con moderazione, per esempio è il caso del caffè in gravidanza che potrebbe provocare aborti spontanei o parti prematuri (il consiglio è di bere giornalmente massimo una tazzina di caffè in gravidanza).


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