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Donne in gravidanza e inquinamento

Gravidanza e inquinamento

In seguito a un'indagine condotta da Greenpeace su alcune donne in gravidanza, nel sangue del cordone ombelicale e nel liquido amniotico sono state rinvenute delle sostanze potenzialmente tossiche, capaci di attraversare la placenta, e che di conseguenza potrebbero mettere a rischio lo sviluppo del feto.

L'obiettivo di Greenpeace è stato quello di approfondire è raccogliere nuovi dati relativi agli effetti dell'inquinamento sull'uomo, in questo specifico caso si sono esaminati nuovi dati relativi alla presenza di alcuni contaminanti ambientali nel sangue di donne in gravidanza. Le analisi, eseguite presso un laboratorio olandese, hanno riscontrato nel sangue delle donne in gravidanza la presenza di ftalati, ritardanti di fiamma e muschi artificiali, impiegati quali additivi nei beni di consumo.

I dati, una volta esaminati con attenzione sono stati pubblicati in un rapporto dal nome "La chimica in grembo", successivamente sono stati consegnati da Greenpeace all'Ospedale Fatebenefratelli all'Isola Tiberina (Roma).

Vittoria Polidori, una delle volontarie che si sono sottoposte alle analisi del sangue e responsabile della Campagna Inquinamento Greenpeace, spiega che i dati raccolti sono la dimostrazione che i sistemi di controllo attuali, che dovrebbero regolamentare le sostanze chimiche potenzialmente pericolose, non sono adeguati.

Quello che chiede Greenpeace è di obbligare attraverso delle leggi apposite la sostituzione dei composti dannosi per l'uomo e per l'ambiente quando sussiste la disponibilità di sostanze alternative più sicure. Questo rapporto è stato presentato in questi giorni perché presso l'Unione europea è in corso la revisione della normativa sulle sostanze chimiche, definita REACH (Registrazione, Valutazione ed Autorizzazione delle Sostanze Chimiche), quest'ultima se opportunamente rinforzata potrebbe essere lo strumento giusto per la tutela dell'ambiente e dell'uomo. Purtroppo sembra che con il tempo, in seguito a numerose azioni di indebolimento da parte di potenti lobby, il testo originariamente proposto è stato man mano indebolito e oggi è una delle proposte di legge fra le più dibattute nella storia dell'Unione Europea.

Gli inquinanti rinvenuti nelle gestanti potrebbero avere un impatto negativo sul sistema ormonale che in determinati condizioni giocherebbero un ruolo critico nel controllo della crescita nei primi stadi di vita e quindi causare effetti irreversibili sullo sviluppo del bambino. Secondo gli esperti determinate patologie non si riscontrerebbero subito ma potrebbero insorgere solo diversi anni dopo l'esposizione chimica.

Il professore Pietro Quattrocchi, presidente del Comitato Etico dell'Ospedale Fatebenefratelli, spiega che iniziative come queste possono aiutare a rinforzare l'imperativo etico di coniugare la cura delle fonti della vita con la cura dell'ambiente. Il documento di Greenpeace è particolarmente importante soprattutto perché ancora una volta evidenzia l'importanza di un'azione preventiva che permetterebbe di agire prima che il danno, molte volte irreversibile, sia fatto.


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