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Astronomia : Il cratere di Eros - Il cratere di Eros - Peter Thomas e Joseph Veverka, dell'Università  di Cornell, collaborando con Mark Robinson

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Il cratere di Eros

Il cratere di Eros

I frutti raccolti lo scorso febbraio dall'atterraggio della sonda NEAR sulla superficie dell'asteroide Eros 433 sono ora maturi. Dopo un'attenta analisi della miriade di fotografie inviateci dal NEAR, gli astronomi possono affermare che con buona probabilità , gran parte delle rocce superficiali dell'asteroide provengono da un singolo cratere.

Peter Thomas e Joseph Veverka, dell'Università  di Cornell, collaborando con Mark Robinson dell'Università  del Northwestern e Scott Murchie dell'Università  Johns Hopkins, propongono ora una teoria secondo cui una singola collisione, avvenuta circa un miliardo di anni fa tra Eros e il meteorite che ha creato il cratere, abbia sparso materiale roccioso attraverso tutta la superficie dell'asteroide. "Un grande impatto è in grado di spargere tutti questi detriti", afferma Thomas. "Queste osservazioni ci hanno stimolato a domandarci che modo funzionassero le cose sulla superficie di un asteroide".

Thomas e i colleghi hanno esaminato le immagini dell'intera superficie di Eros, schedando 6.760 rocce di grandi dimensioni, cioè di almeno 15 metri di diametro. Circa il 44 percento di queste si trova all'interno del cratere, che misura 7,6 chilometri. Quando gli scienziati hanno simulato le traiettorie eventuali delle rocce espulse durante l'impatto, hanno scoperto che molte altre rocce sparse lungo l'equatore dell'asteroide provengono probabilmente dal cratere. Curiosamente gli altri crateri di Eros, Himeros e Psyche, non hanno sparso rocce alla stessa maniera o se si, queste rocce si sono bruciate o sono state erose dal tempo.

Altri misteriosi particolari individuati nelle foto di Eros includono i cosiddetti depositi piani di sabbia finissima, che sembrano essersi separati da soli dal resto della superficie colma di detriti. Gli scienziati suppongono che si tratti di un effetto elettrostatico, simile a quello che si pensa esista sulla superficie della Luna, che potrebbe aver aiutato l'ammassarsi dei grani fini. "Questa [teoria] però richiede determinati presupposti", commenta Thomas "e non spiega tutti gli aspetti della questione".

In conclusione, i ricercatori non sanno se le caratteristiche di eros siano analoghe a quelle degli altri asteroidi. "Non è stato osservato niente di paragonabile ai depositi di sabbia su Gaspra, Ida o Phobos", ha scritto Veverka, "nonostante la composizione della superficie di Phobos sia certamente adatta a mostrare questo tipo di struttura, se fosse presente". Forse solamente le missioni future potranno svelarci quest'incognita.


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